Omicidio Ciro Esposito: ridotta di 10 anni la pena per De Santis

di Redazione Zerottouno News

Sorpresa nel processo per la morte di Ciro Esposito, il tifoso napoletano ucciso a colpi di pistola prima della finale di Coppa Italia nel 2014. Il suo omicida, l’ex ultrà romanista e militante neofascista Daniele De Santis, ha ricevuto uno sconto della pena in appello di 10 anni, ora in carcere ne dovrà scontare 16. Cadute l’accusa di rissa, l’aggravante dei futili motivi e la recidiva. La sentenza della prima Corte d’Assise d’Appello di Roma, cancellata la rissa, assolve anche gli altri due imputati napoletani, Gennaro Fioretti e Alfonso Esposito, i quali erano stati condannati in primo grado a 8 mesi per le ferite invece inflitte a De Santis. Tanti i commenti dopo questa chiacchierata sentenza.

Tommaso Politi, avvocato di De Santis, parla di soddisfazione solamente parziale: “La nostra tesi è quella della legittima difesa, quindi faremo ricorso in Cassazione”.

Tanto lo sgomento invece tra i legali della famiglia Esposito, i fratelli Angelo e Sergio Pisani: “Incredibile e semplicemente assurdo. Dieci anni scontati per chi uccide un ragazzo che andava a vedere una partita con una frittata nello zainetto, mica una pistola. Lo Stato ha perso l’occasione di riparare i disastri di quella terribile giornata, ha tradito la fiducia della famiglia di Ciro”.

Antonella Leardi, madre di Ciro Esposito, grida all’ingiustizia: “Ma siamo in un tribunale? Ciro non meritava di morire così. Hanno ucciso mio figlio due volte. Purtroppo già sospettavamo che potesse godere di una certa fortuna, di una qualche sorta di protezione. Quando Ciro era ancora vivo fu definito da qualche giornale persino un camorrista perché di Scampia, eppure in famiglia è la prima volta che abbiamo a che fare con la giustizia, e soprattutto coi giornali. Poi però per sfortuna di De Santis sono spuntati i video dell’assalto agli autobus con donne e bambini e abbiamo sperato in una sentenza giusta, vista la tanta ferocia. Ora so che l’unica giustizia è quella di Dio.” La donna però trova ancora la forza di avere un pensiero di pace dopo questa sentenza: “Eppure tutti quei ragazzini, quei bambini che ho incontrato in questi anni per raccontargli che l’odio non paga continuerò ad incontrarli, se non altro per impedire che crescano come mostri.”

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