Scoppia il caso Scurati in RAI: censura da Telemeloni?

di Redazione Zerottouno News

Da giorni in Italia tiene banco la questione di Antonio Scurati, scrittore vincitore del Premio Strega la cui ospitata in Rai per la Festa della Liberazione è saltata. Lo scrittore avrebbe dovuto leggere un monologo sull’antifascismo ma pochi giorni prima l’accordo è saltato e lo scrittore è stato escluso dal palinsesto. In molti, tra cui lo stesso scrittore, hanno parlato di censura. In tanti hanno citato la ormai nota definizione di “Telemeloni” per identificare la RAI anche in questo caso.

Secondo quanto riferito da Il Fatto Quotidiano, la Rai aveva accettato tutto riguardo il monologo di Antonio Scurati durante la trasmissione CheSarà di Serena Bortone, salvo poi cambiare idea. E non sarebbe una questione di soldi. Sulla questione, ancora molto oscura e in cui nessun dirigente RAI ha preso ufficialmente posizione netta, è intervenuta la stessa Giorgia Meloni che ha poi pubblicato il testo del monologo ed ha dichiarato: “Si tratta dell’ennesimo caso montato dalla sinistra. In un’Italia piena di problemi, anche oggi la sinistra sta montando un caso. Stavolta è per una presunta censura a un monologo di Scurati per celebrare il 25 Aprile. La sinistra grida al regime, la Rai risponde di essersi semplicemente rifiutata di pagare 1800 euro, lo stipendio mensile di molti dipendenti, per un minuto di monologo. Non so quale sia la verità, ma pubblico tranquillamente io il testo del monologo che spero di non dover pagare“.

Parole al vetriolo che hanno scatenato la reazione di Antonio Scurati attraverso una lettere inviata a La Repubblica: “La premier afferma il falso, in particolare per quanto riguarda il compenso. Non credo di meritare questa ulteriore aggressione diffamatoria. Io non ho polemizzato con nessuno, né prima né dopo. Sono stato trascinato per i capelli in questa vicenda. La decisione di cancellare il monologo è evidentemente dovuta a motivazioni editoriali, come dichiarato esplicitamente in un documento aziendale ora pubblico. Insomma, il mio pensiero su fascismo e postfascismo, ben radicato nei fatti, doveva essere silenziato“.

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