Possono delle pietre parlare? Anche una fredda pietra, messa nel posto giusto e con la giusta collocazione ha la forza e la capacità di parlare al cuore dell’uomo. Ciò che non ha lingua, spesse volte, ha più eloquenza di quanto possiamo credere. In un mondo impoverito di bellezza, ove le nostre strutture rischiano di apparire come semplici colate di cemento, il fascino dell’antico non smette di trasmetterci stupore.
È il caso dell’architettura liturgica. Ciò che possiamo dare per scontato, che è sotto gli occhi di tutti (e la nostra è una terra ricca di arte), ha una forza unica di catechizzare non solo lo spirito ma soprattutto il cuore dell’uomo. È il caso dei gradini di una chiesa. Calpestati con una disarmante facilità sembrano non dirci altro che la loro funzionalità. Così abituati ad una mentalità utilitaristica abbiamo perso l’arte dell’ascolto profondo del senso di ogni cosa. Anche le pietre hanno una voce che invocano ascolto. Voce? E cosa possono mai raccontarci dei gradini?
Nella Bibbia diversi sono i riferimenti ai gradini o ad una scala. Il più celebre episodio è quello di Genesi 28,11-19. Nel primo libro della Bibbia Giacobbe, in fuga da suo fratello Esaù, sogna una scala che poggia sulla terra e tocca il cielo. La sua visione, e gli angeli che salivano e scendevano su di essa, è segno dell’alleanza di Dio con il suo popolo.

Le scale del santuario di Santa Maria a Parete (Liveri, NA)
I gradini, dunque, che siano visti o svisti, calpestati dai nostri piedi, non meritano di esserlo anche nel loro valore. La durezza della loro consistenza è sinonimo di sicurezza e l’orientarci verso un ingresso ci conducono ad un luogo più alto, ci invitano ad elevare il nostro essere. Vedi? La facilità e la spensieratezza di una camminata in “su” in realtà altro non è che un viaggio in “giù”.
Lo scalare della fredda pietra diventa l’immergersi nel caldo del proprio vissuto. Salire equivale a scavare; calpestare a ritrovare dignità. Non è forse ciò che sei invitato a fare nell’entrare in chiesa? Mentre il tuo corpo sale, su per dei gradini, la tua mente ed il tuo cuore scendono, si immergono nel pozzo della tua esistenza e, mentre calpesti una materia silenziosa, dai voce e dignità ad un corpo curioso.
Che lo faccia consapevolmente o meno, non stai unicamente salendo solo dei gradini, stai elevando il tuo spirito. È un cammino che sa di sacro, un pellegrinaggio che cerca risposte. L’ascesa non è più solo esteriore ma interiore. Ti stai elevando, stai camminando, ti avvicini a qualcosa di inedito. Il tuo piede è sicuro; la base è solida. Non ti tiene la mano eppure ti dà certezze. Non sei solo! Lo stabile sostegno su cui poggia il tuo piede è guida sicura e tu, senza troppi ragionamenti, li lasci condurre. Se la forza di gravità ti spingerebbe verso il basso, quella di volontà ti conduce verso l’alto.
I gradini ti stanno parlando. Li senti? Nel guardarli acutizza l’orecchio dell’anima. Te lo stanno dicendo, non capisci? La vita è in salita ed a volte molto dura. Eppure è da lì che si inizia a conoscere la propria interiorità, da quei gradini esterni che ti sembravano solo funzionali. Non guardarli passivamente. Cammina. Sali. Metti il piede con sicurezza. Inizia il tuo percorso guardandoti da un punto più alto. Potrà risultare faticoso, è vero, ma tu vali più di quanto possa credere.
Hai solo bisogno di cambiare prospettiva. Dall’alto è più bello. L’arte, la liturgia, la storia dei nostri edifici ci parlano. Ascoltiamoli!