Resveratrolo: sperimentazione al Monaldi dopo studi mondiali per curare il coronavirus

Annibale Napolitano Annibale Napolitano20 Aprile 20203 min

Due nuove cure per il coronavirus? Troppo presto per dirlo, ma sicuramente sono due oggetti di studio interessanti. Cominciamo dal resveratrolo: la molecola, prodotta naturalmente in grandi quantità da piante quali viti, more e piante di cacao, sembrerebbe contrastare la fase infiammatoria del virus. Tutto è iniziato dalla pubblicazione sulla rivista Nature di un studio pubblicato da Guangdi Li ed Erik De Clercq su farmaci quali il Remdesivir, antivirale già ammesso alla sperimentazione dall’Aifa. Nello studio vengono poi sperimentati in vitro e su animali diverse molecole contro i principali beta coronavirus. Tra queste proprio il resveratrolo che sarebbe capace di bloccare la replicazione virale di Mers-Cov, sindrome respiratoria mediorientale da Coronavirus, un “cugino di primo grado” di Covid-19.

La ricerca non è sfuggita al Dipartimento di Farmacia della Federico II di Napoli che con un suo docente, Ettore Novellino, ha iniziato un protocollo di sperimentazione coinvolgendo l’ospedale Monaldi. Il protocollo è stato avviato somministrando Taurisolo (resveratrolo estratto dalle vinacce del vino irpino Taurasi) via aerosol a pazienti con Tbc bacillifera, ovvero aperta. “Dopo una sola somministrazione in 2 pazienti su tre Interleuchina 6 al prelievo risulta dimezzata. Un rilievo molto promettente per controllare la fase infiammatoria di Sars-Cov-2 di cui attendiamo l’ok dell’Aifa per la sperimentazione”. L’interleuchina 6, si ricorda, è una potente molecola infiammatoria prodotta dal sistema immunitario in risposta all’infezione che funge da perfetto indice dell’infiammazione. La sperimentazione vera e propria consisterebbe nella somministrazione domiciliare precoce del Taurisolo ai casi accertati di coronavirus sotto forma di aerosol. Come già detto, si aspetta ancora l’ok dell’Agenzia Italiana del farmaco.

Già ha ottenuto l’ok per la sperimentazione dell’Aifa, invece, l’uso di eparine. L’Aifa, che in pochissimo ne ha approvato l’utilizzo, ha sottolineato però nella scheda tecnica che “poiché l’uso terapeutico delle Ebpm (eparine a basso contenuto molecolare) sta entrando nella pratica clinica sulla base di evidenze incomplete e con importanti incertezze anche in merito alla sicurezza, si sottolinea l’urgente necessità di studi randomizzati che ne valutano efficacia clinica e sicurezza“. Un si, ma con riserva.

L’utilizzo delle eparine a basso peso molecolare e a basso costo, come il Clexana, è stata dimostrata dai risultati delle autopsie sui pazienti. Il 70% è deceduto per i trombi. Insomma, prima della polmonite sono le trombosi ad essere letali. Questo, almeno, seguendo alcune delle opinioni leggibili sulla stampa napoletana di alcuni dei primari ospedalieri napoletani ammalatisi di Covid-19 e guariti seguendo un mix tra cura a base Tocilizumab e cura a base di eparine ed assistenza respiratoria. Insomma  per gli addetti ai lavori per  le cure occorrerebbe procedere sempre utilizzando metodi empirici e intuizioni cliniche tempestive, osservando volta per volta gli effetti delle terapie. Statisticamente vediamo numeri che raccontano per fortuna di un’epidemia molto confinata in Campania, ma potrebbero essere ridimensionati per le numerose incognite che lascia il virus ancora con sé.

Annibale Napolitano

Annibale Napolitano

Classe '90, dedito ai temi legati all'ambiente e alla società nel suo insieme. Ha fatto studi classici, è appassionato di narrativa e di cinema.

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