Ciò che spaventa con Tim Burton può anche commuovere: “The Nightmare before Christmas”

Vittorio Paolino Pasciari Vittorio Paolino Pasciari31 Ottobre 201911 min

The Nightmare Before Christmas è un film d’animazione del 1993 diretto da Henry Selick ma ideato e prodotto da Tim Burton. Il film è realizzato con la tecnica stop-motion, ovvero usando come personaggi dei pupazzi mossi a mano dagli animatori di fotogramma in fotogramma. Il titolo è una parodia di un celebre poema natalizio (The Night Before Christmas) attribuito a Clement Moore.

LA TRAMA Nel Paese di Halloween mostri e mostriciattoli festeggiano l’ennesima notte di spaventi, ma il loro re, Jack Skeletron, non è soddisfatto. Seguito dal fedele cane-fantasma Zero, vagabonda fra le lapidi e gli alberi oltre il campo delle zucche. In un bosco scopre diversi tronchi dotati di un passaggio verso le festività più celebri. Dopo aver aperto una porta, Jack si ritrova catapultato in un mondo tutto colori e luci, gente allegra e bimbi festosi: La Città del Natale. Rimasto impressionato da questa scoperta, decide di far rapire il re della città, Babbo Natale (da lui ribattezzato ‘Nachele’), per sostituirsi a lui. Incarica così la sua gente di fabbricare regali in stile Halloween da distribuire agli umani ed una slitta funebre trainata da renne-scheletro per trasportare i macabri doni. Nel frattempo Sally, bambola di pezza creata dal dr Finklestein e segretamente innamorata di Jack, segue con apprensione i preparativi di questo Natale alternativo.

ANALISI DEL FILM In un grottesco alternarsi di parti cantate e dialogate, l’azione scorre veloce delineando il carattere dei personaggi principali. In un mondo dominato dal macabro e votato allo spavento, il capo mostra un inaspettato lato umano. La routine che caratterizza il naturale scorrere della vita comporta inevitabilmente momenti di noia e di momentaneo smarrimento. All’improvviso una nuova scoperta lascia intravedere una soluzione. Il protagonista, seppur animato da buone intenzioni, nell’ingenuità più che nella cattiveria, della sua visione non si rende conto di travisare il senso di una dimensione opposta alla sua natura. Il risultato di una disfatta è inevitabile (gli umani sempre preferiscono giudicare e condannare ciò che non comprendono) e vani sono gli avvertimenti di chi, non a caso una donna, sa cosa realmente mancava al suo sventurato re. Solo chi cade può rialzarsi e alla fine, ritrovato l’entusiasmo perduto, il redivivo “re delle zucche” riconosce il suo errore, ottiene il perdono dal vecchio Nachele e, finalmente, trova ciò che sempre era stato lì ad attenderlo: l’amore.

«Questo è Halloween!

Ogni zucca lo griderà!

Questo è Halloween!

Spaventoso Halloween!

Dacci un dolce o il terrore ti attanaglierà!»

DALL’EUROPA … Contrariamente a quanto si crede, la festa di Halloween, che cade il 31 ottobre, non è una ricorrenza proveniente dall’America. Le origini sono europee, celtiche per la precisione, e legate ad una festa risalente al VI secolo a.C. circa, ovvero Samhain (forse dal gaelico/ irlandese antico samain “fine dell’estate”): in questa ricorrenza si celebrava la fine dell’estate, ringraziando gli spiriti dei morti per il raccolto estivo con gli abitanti dei villaggi che indossavano pelli di animali per travestirsi da spiriti, ottenendo in cambio cibo e vino.

… AGLI STATES Solo alla metà del XIX secolo la festa è stata importata negli Stati Uniti, assumendo le connotazioni di festa laica e diffondendosi in tutto il mondo nelle forme macabre e commerciali oggi note come Halloween (forse traslitterazione dell’inglese All Hallows’ Eve “Notte di tutti gli spiriti sacri”). La pratica di mascherarsi con una spiccata tendenza al macabro e grottesco potrebbe derivare dalla credenza antica che, nella notte del 31 ottobre, molti esseri sovrannaturali e le anime dei morti abbiano la capacità di girovagare per la Terra in mezzo ai vivi.

DOLCETTO O SCHERZETTO? Usanza di questa festa è che i bambini vadano mascherati di casa in casa chiedendo dolciumi, caramelle e qualche spicciolo recitando la formula ‘treack or treat?’ (‘dolcetto o scherzetto?’). Probabilmente questo è un riferimento alla pratica tardo medievale dell’elemosina, quando la gente povera andava di porta in porta in occasione di Ognissanti (1o novembre) e riceveva cibo in cambio di preghiere per i loro morti il giorno della Commemorazione dei Defunti (2 novembre). L’usanza nacque in Irlanda e Gran Bretagna, ma usanze molto simili si ritrovano anche nel Sud dell’Europa, in particolare in Italia (es. a Napoli i Torroni dei morti, chiamati dai napoletani morticini perché a forma di bara).

JACK 0’ LANTERN   Il simbolo di Halloween è il Jack-o’-Lantern, (lett. “la fiammella di Jack”): una lanterna scavata in una zucca con sopra intagliata una faccia sorridente (il più delle volte un volto malefico o un ghigno beffardo) e illuminata da una candela piazzata all’interno.  Le prime documentazioni certe risalgono a inizio ‘800 e fanno risalire le origini di questa pratica a celebrazioni diffuse dall’antichità in Irlanda e in alcune parti della Scozia.

Irlandese è la più celebre leggenda – ne esistono molte varianti invero – sul personaggio che avrebbe ispirato la suddetta zucca.

Jack, fabbro astuto, avaro e ubriacone, una sera al pub incontrò il diavolo. A causa del suo stato d’ebbrezza, la sua anima era quasi nelle mani del demonio, ma astutamente Jack chiese a questi di trasformarsi in una moneta, promettendogli la sua anima in cambio di un’ultima bevuta. Jack mise poi rapidamente il diavolo-moneta nel suo borsello, accanto ad una croce d’argento, cosicché il demonio non potesse ritrasformarsi. Per farsi liberare il diavolo gli promise che non si sarebbe preso la sua anima nei successivi dieci anni e Jack lo lasciò andare.
Dieci anni dopo il diavolo si presentò nuovamente e questa volta Jack gli chiese di raccogliere una mela da un albero prima di prendersi la sua anima. Per impedire che il demonio discendesse dal ramo, il furbo Jack incise una croce sul tronco. Soltanto dopo un lungo battibecco i due giunsero ad un compromesso: in cambio della libertà, il diavolo avrebbe dovuto risparmiare la dannazione eterna a Jack. Durante la propria vita Jack commise però tanti peccati che, quando morì, fu rifiutato dal Paradiso e, presentandosi all’Inferno, venne scacciato dal diavolo che gli ricordò il patto, ben felice di lasciarlo errare come un’anima tormentata. All’osservazione che fosse freddo e buio, il diavolo gli tirò un tizzone ardente che Jack posizionò all’interno di una rapa intagliata che aveva con sé. Cominciò così, da quel momento, a vagare senza tregua alla ricerca di un luogo in cui riposarsi. Da allora, nella notte di Halloween, aguzzando bene la vista, si potrebbe scorgere una fiammella vagare nell’oscurità alla ricerca della strada di casa, appunto la fiammella di Jack o Jack O’ Lantern.   

Il protagonista del film è per nome (Jack) e per il ruolo che riveste (re delle zucche) un chiaro riferimento alla leggenda.

AGLI ALBORI DEGLI EFFETTI SPECIALI   La tecnica di ripresa cinematografica e di animazione ‘passo uno’ (in inglese stop-motion) sfrutta una particolare cinepresa che cattura un fotogramma alla volta, azionata dall’operatore/animatore. Con questo processo è possibile produrre cartoni animati, riprendendo composizioni di fogli lucidi, o rodovetro, oppure servendosi di pupazzi, fissi o snodabili, di plastilina con endoscheletro metallico. Affinché la ripresa risulti fluida allo spettatore, sono necessarie molte pose e quindi molti fotogrammi a seconda del formato di destinazione (es. per un’immagine cinematografica almeno 24 fotogrammi al secondo).
Il più noto pioniere di questa tecnica, che anticipa gli effetti speciali odierni, è da ritenere Ray Harryhausen
(1920-2013) che ha magistralmente inserito creature fantastiche e mostruose all’interno di film girati con attori in carne e ossa (King Kong, 1933).

«[…] Certo, non avevo molti amici, ma potevo farne a meno, perché in giro c’erano abbastanza film interessanti e ogni giorno era possibile vedere qualcosa di nuovo, qualcosa che in qualche modo mi parlava […]»
(Tim Burton)
 

UN PROGETTO CONTROVERSO Accanto ad una portentosa vena artistica nel disegno, fra le preferenze del giovane Burton spiccano i cosiddetti B-Movie, gli horror della britannica Hammer Film Production, creature mostruose come Godzilla o il mostro di Frankestein (iconico Boris Karloff nell’omonimo film del 1931, regia di James Whale) e l’animazione in stop-motion di Ray Harryhausen (Gli Argonauti, 1963). Fra i registi manifesta predilezione per maestri italiani come Federico Fellini e Mario Bava, mentre suo idolo davanti alla cinepresa è l’icona horror Vincent Price, cui dedica il suo primo cortometraggio in stop-motion prodotto dalla Disney (Vincent, 1988). L’idea del film venne per caso quando ricordò che un giorno vide, con l’avvicinarsi delle festività natalizie, un negoziante rimuovere le decorazioni di Halloween per far spazio a quelle di Natale. Fu l’ispirazione per una poesia illustrata e per una sceneggiatura. La casa di produzione Disney, che ne aveva riconosciuto il talento quando era appena 18enne assumendolo con una borsa di studio, tuttavia snobbò il progetto per il tono decisamente dark della storia. Dopo il successo ottenuto fra il 1990 (Edward mani di forbice) ed il 1992 (Batman – Il ritorno) Burton ripropone il progetto affidando la regia all’amico Henry Selick con l’idea di un film strettamente natalizio. La Disney non era ancora convinta e decise di produrre il film insieme alla Touchstone Pictures.

Alla sua uscita, il film è stato un buon successo al botteghino (75 milioni di $) e fra i riconoscimenti vanta una nomination “migliori effetti speciali” agli Oscar 1994 e due Premi Saturn Award per ‘il miglior film fantasy’ e ‘la miglior colonna sonora’ a Danny Elfman (sua è la voce originale del protagonista Jack). La vera consacrazione arriva nel 2003 quando la Touchstone ne pubblica una edizione speciale in DVD in occasione del 10o anniversario. Da allora il film diventa un fenomeno commerciale fra gadget, capi d’abbigliamento, CD, videogiochi (Kingdom Hearts) ad esso dedicati. Il fenomeno divenne anche una moda diffusa fra i giovani, nella fattispecie fra i cultori del gotico. Infine, la colonna sonora del film (This is Halloween) ancora adesso gode di grande successo in rete fra gli amanti del genere dark che attendono la notte del 31 ottobre.

«Ho dentro me,

che cosa non so,

un vuoto che

non capirò.

Lontano da

quel mondo che ho

c’è un sogno che

spiegarmi non so.»

L’ESSENZIALE INVISIBILE AGLI OCCHI Tim Burton (dieci irresistibili Curiosità le trovate in un altro articolo QUI) è un genio che come pochi riesce a mostrare come dietro una facciata macabra e spaventosa possa celarsi una storia commovente (Edward mani di forbice) o anche irresistibilmente spassosa (Beetlejuice) contro una ‘normaltà’ che dissimula una visione ristretta e schiava di patetiche convenzioni. Chi ha una mente acuta ed un cuore aperto che vanno oltre la superficie non può non scaldarsi il cuore attraverso la suggestione della recitazione e, in questo caso, soprattutto delle musiche (la voce di Renato Zero è semplicemente perfetta per descrivere il tormento interiore, lo smarrimento e la successiva rinascita di Jack). Un connubio perfetto di trama e parti cantate, un sapiente uso del realismo di effetti artigianali (forse il punto più alto raggiunto dallo stop-motion) rende il prodotto, fra i più iconici del regista che viene da Burbank, un piccolo gioiello degno dei Classici del Rinascimento Disney e sicuramente un must da riscoprire in occasione di entrambe le festività qui messe in un emozionante parallelo.

CAPOLAVORO.

Vittorio Paolino Pasciari

Vittorio Paolino Pasciari

Classe '86, nolano DOC. Laureato in Lettere Classiche, appassionato di cinema, letteratura e teatro.

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