“Beetlejuice”: Tim Burton dirige un maniacale Michael Keaton in un’irriverente commedia nera

Vittorio Paolino Pasciari Vittorio Paolino Pasciari30 Ottobre 202311 min

Beetlejuice – Spiritello Porcello (Beetlejuice) è un film di genere fantasy-commedia-grottesco del 1988 diretto da Tim Burton. Il cast è formato da Michael Keaton (Beetlejuice / Betelgeuse), Geena Davis (Barbara Maitland), Alec Baldwin (Adam Maitland), Jeffrey Jones (Charles Deetz), Catherine O’Hara (Delia Deetz), Winona Ryder (Lydia Deetz), Glenn Shadix (Otho), Sylvia Sidney (Juno), Robert Goulet (Maximilian Dean), Dick Cavett (Bernard), Hugo Stanger (vecchio Bill) e Maree Cheatham (Sarah Dean).

La pellicola, prodotta con un budget di 15 milioni di dollari, con un incasso di 74,2 milioni in USA è risultata un successo di botteghino seguito dal plauso della critica: voto 7,2/10 (64 recensioni) sul sito Rotten Tomatoes e punteggio 70/100 (18 recensioni) su Metacritic. Fra i riconoscimenti di critica spicca l’Oscar “miglior trucco” 1989, due nomination (miglior trucco – migliori effetti speciali) al Premio BAFTA dello stesso anno e l’inserimento nell’AFI’s 100 Years Laughs alla posizione n° 88 nell’elenco “cento migliori commedie americane di tutti i tempi”.

Il successo del film ha dato vita ad una serie animata per il piccolo schermo nel periodo 1989-1991 (In che Mondo stai Beetlejuice), ha ispirato in ambito teatrale uno show per un parco tematico negli Universal Studios di Florida e Giappone dal 1992 fino al 2001, mentre un musical ispirato al film esce nel 2018. In occasione dell’anniversario dell’uscita del film la pellicola è stata riproiettata nei cinema di tutto il mondo per tre giorni di fila (23-24-25 ottobre 2023).

Il progetto di un sequel, già pensato dopo l’uscita del film ma presto abbandonato, viene annunciato nel 2013 e nel 2023 arriva la conferma da Warner Bros: il titolo sarà Beetlejuice 2 e vedrà il ritorno del regista Tim Burton, di Michael Keaton e Winona Ryder nei loro ruoli affiancati da Jenna Ortega nel ruolo della figlia di Lydia.

 

 

TRAMA   In un’immaginaria cittadina nella campagna americana vivono i coniugi Maitland, Adam e Barbara. In procinto di trascorrere una settimana di ferie nella loro villa in collina, i due giovani sposi rimangono vittime di un incidente d’auto. Tornati da soli a casa scoprono delle cose bizzarre: sono capaci di compiere azioni e gesti sovrannaturali, come accendere il fuoco nel camino senza toccarlo, ma nessuno dei vicini è in grado di vederli e quando escono di casa si ritrovano in un deserto spaventoso abitato dai mostruosi e giganteschi Vermi delle Sabbie di Saturno. Grazie ad uno strano libretto chiamato Il manuale del novello deceduto, i Maitland scoprono di essere morti e soprattutto di essere diventati dei fantasmi.

Ben presto la casa dei Maitland, rimasta ufficialmente vuota e messa in vendita, viene acquistata dalla famiglia Deetz, originaria di New York e portatrice di tutte le nevrosi che caratterizzano il contesto cittadino: il padre Charles, un nevrotico agente immobiliare in cerca di pace; la sua seconda moglie Delia, cinica e insensibile scultrice di mostruose opere contemporanee; la figlia di primo letto di Charles, Lydia, una sconsolata e lugubre adolescente goth. Adam e Barbara, infastiditi dai nuovi inquilini, tanto diversi da loro quanto insopportabili, tentano di cacciarli di casa spaventandoli e quando scoprono che Lydia è la sola che riesce a vederli e a comunicare con loro, cercano e trovano il suo aiuto nel loro intento: i risultati però si traducono in un fallimento. Disperati, i due coniugi-fantasmi consultano di nuovo il Manuale e aprono un portale verso il mondo dell’aldilà: il posto assomiglia ad un grottesco ufficio statale e qui i Maitland si consultano con Juno, la loro assistente tombale. L’anziano spirito comunica ai due sposini defunti che dovranno trascorrere altri 125 anni nella loro casa e se vorranno imparare a spaventare i loro inquilini viventi dovranno studiare a fondo il manuale.

A complicare la già difficile esistenza ultraterrena dei Maitland sarà la comparsa di Beetlejuice, un bizzarro, libidinoso e vivace ghoul, ex assistente di Juno ed ora autodefinitosi “bio-esorcista” per fantasmi alle prese con inquilini viventi molesti. Nonostante i consigli di Juno di non chiedere l’aiuto di Beetlejuice e di cavarsela da soli, gli ingenui e disperati Adam e Barbara finiscono per evocare lo spiritello che fin da subito mostra la sua natura folle e pericolosa – alla sua prima apparizione si trasforma in un mostruoso serpente e tenta di uccidere i Deetz – e quando questi metterà gli occhi sulla giovane Lydia per lasciare il mondo dell’oltretomba si scateneranno situazioni surreali e grottesche che porteranno ad un assurdo lieto fine.

 

“…Io inghiotto, vomito, sputo e rutto,

faccio porcate, chiedetemi tutto!

Ma soprattutto ricordate che sono qui per voi!”

 

ANALISI   L’azione scorre veloce e fin da subito mette di fronte allo spettatore gli ingredienti principali che mescola il regista: una realtà familiare vista nei suoi lati positivo (Maitland) e negativo (Deetz) attraverso il confronto/contrasto fra campagna (pace) e città (nevrosi); una concezione assurda e grottesca di realtà terrena e ultraterrena; la capacità di riuscire a far ridere sfruttando ed esasperando gli elementi di un contesto che dovrebbe spaventare. Le interpretazioni risultano impeccabili e sapientemente sfruttati sono trucco,musica, scenografie ed effetti artigianali – Tim Burton è il degno erede di Ray Harryhausen – per offrire un realismo surreale che l’epoca del digitale può solo sfiorare. Il risultato finale è un autentico gioiellino di intrattenimento dark per gli adulti che ricordano l’adolescenza e l’infanzia vissute in un’epoca cinematografica irripetibile e per gli ultimi animi odierni che ancora vogliono ridere e sopravvivere in una realtà in degrado totale.

 

 

NERO DA FAR RIDERE   Abbiamo già avuto modo di segnalare, tramite un paio di suoi film (The Nightmare Before Christmas Edward Mani Di Forbice) e alcune curiosità (recensione qui) l’ineguagliabile genio grottesco e gotico del regista di Burbank, Tim Burton, capace come pochi di realizzare autentiche opere d’arte – animate e in live-action – che al contempo spaventano e divertono, emozionano e commuovono, intrattengono e fanno riflettere. Nel 1988 Tim Burton è ormai considerato un regista capace di offrire successi di botteghino ed è pronto per mettere mano al copione di quello che, l’anno successivo, diventerà un Classico del cinecomic (Batman). Il progetto incontra però delle difficoltà di realizzazione e il regista entra in un periodo di crisi creativa per la mancanza di originalità e immaginazione degli sceneggiatori. È David Geffen a offrire a Burton una nuova idea: il copione di Beetlejuice è un’opera scritta da Michael McDowell, già autore di un episodio diretto dallo stesso Burton, della serie televisiva Nuove Alfred Hitchcock presenta.

La scelta del cast si rivela difficoltosa per alcuni attori, come Jeffrey Jones, non convinti da un copione considerato troppo strambo. La scelta di un Michael Keaton poco noto a Burton e di una diciassettenne Winona Ryder segnerà l’inizio di una collaborazione che consacrerà le due star in successivi Classici del regista (Edward Mani di Forbice – Batman – Batman-Il ritorno). La scelta del titolo Beetlejuice (lett. “succo di maggiolino”) fa storcere il naso ai produttori della Warner Bros che optano per un più normale House Ghost (“Lo spettro della casa”). La risposta di Burton è un volgare gioco di parole Scared shitless (lett. “Defecarsi addosso dalla paura”) che convince tutti a mantenere il titolo che poi è uscito. 

 

“Le voci sulla mia morte sono oltremodo esagerate”

(Mark Twain)

 

Con l’espressione umorismo nero (dall’inglese black humor / black comedy / dark comedy) si suole indicare, nel contesto teatrale, letterario e cinematografico, un sottogenere dell’umorismo che tratta di eventi o argomenti generalmente considerati molto seri o anche tabùguerra, morte, violenza, religione, malattia, disabilità, diversità culturale – o relativi ad ambiti criminali o para-criminali – terrorismo, omicidio, violenza sessuale, droga, pornografia – con lo scopo di causare ilarità attraverso la violazione di regole non scritte di buon gusto e soprattutto con l’intento di spingere lettore e spettatore a ragionare in modo serio su temi difficili. Pur presentando elementi comuni alla blue comedy quali la presenza talvolta di argomenti grezzi e volgari – nudità, sesso, fluidi corporei – l’umorismo nero si differenzia da questa perché tratta l’argomento in maniera più sottile – attraverso l’uso di ironia e fatalismo – e senza esplicita intenzione di offendere le persone – poco utilizzo del fattore shock e repulsione – .

Esempi di autori di questo genere di umorismo possono considerarsi Mark Twain, Voltaire, Jonathan Swift, Luigi Pirandello, George Bernard Shaw. Per il grande e piccolo schermo sono da segnalare le opere dei Monty Python, Alexander Mackendrick (La signora omicidi), Stanley Kubrick (Il dottor Stranamore), Billy Wilder, John Huston (L’onore dei Prizzi) e il più recente Álex de La Iglesia. Fra le serie animate un tipico esempio di umorismo nero sono I Griffin, South Park, I Simpson, BoJack Horseman.

 

“…mi diletto di stregoneria, laureato alla Harvard Business School, ho viaggiato in lungo e in largo,

ho avuto la peste bubbonica e quello è stato il periodo più sereno della mia esistenza.

Ho visto L’ESORCISTA 170 volte, e mi sganascio dalle risate tutte le porche volte che me lo vado a rivedere!

Per non parlare del fatto che anche se stra-morto sono ancora qui!

Allora che ve ne pare?! Sono buone le referenze?”

 

RISATE DALL’OLTRETOMBA   Con l’espressione film grottesco si vuole indicare un film che, in un contesto drammatico ma senza disdegnare il comico, racconta di eventi assurdi e surreali attraverso la deformazione di alcuni aspetti della realtà. L’intento è quello di volgere una critica nei confronti della società, di un sistema politico, di un personaggio attraverso la ridicolizzazione dell’elemento preso in considerazione rendendolo eccessivo e stravagante. Il giudizio espresso dal web sulla commedia grottesca di Burton si può riassumere nella seguente recensione offerta dal sito Rotten Tomatoes:

 

“Brillantemente bizzarro e traboccante di idee, Beetlejuice offre alcuni dei lavori più deliziosamente maniacali di Michael Keaton e un divertimento inquietante e divertente per tutta la famiglia”.

 

Chi ha vissuto l’adolescenza in quegli indimenticabili anni ’80-’90 dell’ormai passato XX secolo mantiene scolpito nel cuore ognuno dei film diretti da quel maestro del grottesco e gotico che è Tim Burton: opere capaci di far divertire, emozionare, commuovere, e soprattutto far riflettere quegli animi non ancora inariditi da un presente dominato dalla paura e dall’ignoranza che si fermano alla superficie e preferiscono difendere a spada tratta una ‘normalità’ che di fatto è più inquietante e assurda di quanto lo sia la verve irriverente dello spiritello che dà il titolo a questo film. Nessuna meraviglia se l’odierno abuso di politicamente-corretto voglia snobbare, per non dire mandare al rogo, questo gioiellino per pochi che ancora sanno contestualizzare prima di giudicare e criticare.

Siamo in vista della notte di Halloween, festività celtica ormai globalizzata, che insegna ad accettare e superare ciò che spaventa impersonandolo nelle sue multiformi facce – oltre il mero consumismo fine a sé stesso! – e intende ringraziare gli spiriti che dall’aldilà ci proteggono e che forse mai come adesso vorrebbero vederci ancora capaci di ridere e sorridere per andare avanti in una realtà che sembra volerci rendere sempre più depressi e rabbiosi.

A prescindere dalla serietà degli argomenti trattati, una sonora risata – in bianco o in nero – resta una valida cura per esorcizzare la paura e se emerge dopo aver scavato a fondo sotto quello che spaventa, forse questa risata è la più potente e capace di restituirci la voglia di andare avanti.

 

PER RIVIVERE LA SPENSIERATEZZA ’80 -90.

DOLCETTO O SCHERZETTO.

Vittorio Paolino Pasciari

Vittorio Paolino Pasciari

Classe '86, nolano DOC. Laureato in Lettere Classiche, appassionato di cinema, letteratura e teatro.

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