Uno chef per amico: la storia di Pio che grazie alla cucina sorride all’autismo

Redazione Zerottouno News Redazione Zerottouno News10 Febbraio 20193 min

(di Luigi Corcione) Era una mite serata di settembre quando noi di #micolorodiblu scoprimmo che il sorriso di Pio sarebbe potuto diventare quello di tanti altri ragazzi che, come lui, possiedono l’estro e la passione per la cucina. Pio si è arricchito del bene e dell’integrazione sociale che la sua classe dell’istituto alberghiero De Medici di Ottaviano ha saputo donargli. Oggi sembra rinato, e grazie al connubio concretizzatosi in una fruttuosa sinergia tra il centro NeapoliSanit di Ottaviano e l’istituto scolastico che frequenta, Pio non è semplicemente un ragazzo autistico, ma è integrato, arricchito, nel senso pieno e vero del termine. Tutto questo mi e ci ha insegnato che la terza gamba della crescita, la famiglia, riveste un ruolo chiave per far sì che il tavolo si tenga su: negli occhi di mamma Tina, vulcanica e briosa come poche, si leggono tutto l’entusiasmo e la caparbietà di una donna che non si è arresa. Tutt’altro. È lei che invoglia Pio, è lei che invoglia chi lavora con Pio, è lei che invoglia il mondo di Pio ad accoglierlo meglio.

Ritornando alla nostra storia, tutto nacque quando ci recammo nella scuola di Pio, dove il dirigente scolastico, l’ingegnere Vincenzo Falco, da sempre mostratosi entusiasta dell’iniziativa, ci aveva sin da subito aperto le porte del suo istituto e ci aveva offerto la preziosa collaborazione dei suoi docenti nel sogno comune di “Uno Chef per Amico“, che nel frattempo stava prendendo forma proprio in quei giorni settembrini. Da allora, giorno dopo giorno, guardando i progressi che Pio faceva in classe e che poi si rispecchiavano nelle attività che svolgeva al centro con la terapista Rosa – con cui è nato da subito un rapporto speciale – abbiamo desiderato che il suo miglioramento toccasse le corde di altri ragazzi, di altre istituzioni, di altre realtà.

“Uno chef per amico” è un progetto teso all’inserimento lavorativo dei ragazzi autistici nel comparto ricettivo: la cucina rappresenta per loro il viatico per manifestare tutte le loro potenzialità inespresse, e questo lo abbiamo compreso dal primo momento. È una salita, di sicuro: tutto questo è un itinerario impervio che ci metterà di fronte ad ostacoli, insidie, muri di cemento. Ne siamo consapevoli, ma la forza di volontà è più forte di ogni svilimento. #micolorodiblu è la mia seconda casa, qui ho conosciuto persone preziose che quotidianamente offrono il loro contributo, la loro professionalità, la loro passione alla ricerca ed al trattamento dei disturbi dello spettro ed hanno creduto al progetto di una sensibilizzazione 2.0 che va oltre il mero testimonialismo ma che guarda necessariamente altrove: sensibilizzare vuol dire aiutare, principalmente, ed il sostegno è tale quando si concretizza in un progetto chiaro, lineare, visibile, ben definito.

Il tutto toccherà l’apice il 2 aprile che sarà per noi una festa, in tutti i sensi. La storia di Pio, coinciderà con la storia di Danilo, e di quanti già stiamo coinvolgendo in questo meraviglioso progetto tra cui gli chef Gennaro Langellotti e Tommaso Foglia. Un gran galà di beneficenza ospiterà grandi chef di portata nazionale e numerosissimi ospiti, che testimonieranno le loro esperienze con l’autismo e si uniranno a noi nel sostegno alla ricerca.

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