Dalla Campania a Sanremo Giovani: i Sisma si presentano senza filtri

Francesco Amato Francesco Amato20 Luglio 20195 min

Fari ancora accesi sui talenti musicali del territorio. Questa volta abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con i “Sisma”, un duo che proviene dalla nostra terra, firmato da Arturo Caccavale e Daniele De Santo. Questo duo, nato da poco, sta già ottenendo grandi risultati, con un quinto posto raggiunto di quest’anno a “Sanremo giovani”. Oltre a questo, abbiamo parlato del loro legame con Pino Daniele e di quanto sia complesso ottenere e  mantenere il successo vivendo in questo territorio. In ogni risposta non hanno avuto filtri; per scoprire di più ecco l’intervista completa.

Innanzitutto, toglietemi la prima curiosità: perché “Sisma”?

La nascita di questo duo è stata una cosa improvvisa che ci ha colto alla sprovvista, e di conseguenza ci ha colto impreparati anche il dover scegliere un nome. Il non essere pronti ci ha dato una certa scossa, in positivo ovviamente; associando la nostra sensazione ad un nome incisivo, abbiamo quindi optato per il nome Sisma. Un sisma è una cosa improvvisa ed imprevedibile, purtroppo nella realtà però fa danni. Siamo stati scossi ed infatti nel brano di Sanremo diciamo, utilizzando un gioco di parole sul nostro nome :“Sono scosso dalla scossa”.

È doveroso spendere qualche parola sul vostro cammino a Sanremo giovani di quest’anno, c’è qualche ricordo o qualche insegnamento che porterete sempre con voi e che sfrutterete nella vostra carriera musicale?

Ci sono tanti ricordi e moltissimi consigli che abbiamo preso e che conserviamo con cura. È stata un’esperienza davvero formativa, siamo approdati nella serie A della musica italiana quella sera e sicuramente è stata una prova importante. Abbiamo conosciuto persone di un certo spessore come Fiorella Mannoia e abbiamo conosciuto la storia della televisione italiana, Pippo Baudo, e ovviamente abbiamo ricevuto tantissimi feedback da loro. Luca e Paolo erano entusiasti della nostra esibizione ed è stato molto bello davvero. Consigliamo ai nostri colleghi di trovare un qualcosa che gli calzi addosso bene, indipendentemente dalle regole del mercato.

Dato che siete entrambi musicisti, questo vi permette di cucirvi addosso in prima persona il vostro vestito musicale; quanto tempo impiegate, in media, per rendere un brano perfetto per voi?

È in uscita un nuovo singolo, non raccontiamo le peripezie di questo nuovo brano, abbiamo già apportato una cinquantina di modifiche, neanche Puccini con la Turandot credo che abbia fatto tutte queste modifiche. Stiamo lavorando sempre, mi ha rincuorato una cosa, che non vuole essere ovviamente un paragone: la famosissima canzone “Billie Jean” di Micheal Jackson, prima di essere quella che conosciamo oggi, ha subito 120 modifiche. È difficile trovare la quadra. Il prossimo singolo parlerà dei social network ed è pregno di significato, per questo bisogna cercare di alleggerire un testo del genere, che però deve conservare un certo spessore.

È facile unire i vostri due gusti musicali?

La nostra fortuna è che siamo musicisti. Abbracciamo quello che ci piace però restiamo al passo coi tempi. La nostra unione è la nostra forza, dato che abbiamo due background simili per alcuni versi e distanti per altri, questo ci permette di far convergere le nostre due conoscenze in un unico prodotto. Daniele è un bassista e un rapper, io (Arturo, ndr) sono un cantante melodico e un trombettista, quindi i miei sono due strumenti iper melodici mentre i suoi iper ritmici, le due cose si fondono e danno vita ad un qualcosa di molto interessante, delle nuove sonorità. Abbiamo la fortuna di avere molte persone che ci aiutano, come Francesco Rogazzo e Claudio Sannino che qui vogliamo salutare, sono i nostri angeli custodi. Paolo Sessa invece è un arrangiatore straordinario, per non dimenticare Giovanni, che ha anche realizzato il mix dell’ultimo brano; abbiamo fortunatamente molti amici che ci sostengono.

Avete collaborato con artisti di un certo spessore, però spiccare il volo se si vive qui non è mai semplice, avete già incontrato molte difficoltà nella vostra carriera?

Che bella domanda, rispondiamo con una citazione del papà di Arturo: “il successo non è difficile da raggiungere, talvolta è anche facile, il problema è mantenerlo”. Si rischia di essere delle meteore, la cosa complessa è riuscire a mantenere quel tipo di successo che hai raggiunto. Bisogna cercare un percorso, avere una propria identità che esprima una verità, se non ce la fai non riuscirai a fare questo lavoro, noi ci proviamo e ci proveremo fino alla fine, è anche questo il bello del nostro mestiere, si è sempre in bilico tra la caduta e la vittoria.

Nei vostri lavori sente il forte legame con la musica napoletana che avete, in particolare con il maestro Pino Daniele; quanto è stato decisivo nel vostro modo di fare musica?

Crediamo abbia influenzato la vita di tanti artisti italiani. Pino è andato oltre la canzone, andava a sviscerare elementi che venivano dall’America o da altre zone per farli suoi ed è risultato credibile. Pino è stato vero, ha messo nella sua arte la verità. Quando era arrabbiato lo mostrava nelle sue canzoni e viceversa, la gente si rispecchiava in lui, esprimeva la condizione sociale di un popolo, quello che cerchiamo di fare anche noi. Molte persone sono troppo prese dall’uso dei social, ecco perché molti potrebbero rispecchiarsi nel nostro nuovo pezzo che porta un messaggio vicino ai nostri coetanei.

Francesco Amato

Francesco Amato

Classe 1998, studente di Lingue e Letterature Straniere all'Università degli Studi di Salerno. Appassionato di musica, comunicazione digitale e giornalismo. Giornalista pubblicista dal 2020. Una frase che lo identifica? "Non si scrive perché si ha qualcosa da dire ma perché si ha voglia di dire qualcosa”.

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