I social e i tg nazionali hanno scoperto la piaga dell’ospedale di Nola, ancora una volta

di Nello Cassese

Ebbene si, grazie ai social network ed ai tg nazionali anche l’ospedale di Nola ha avuto (suo malgrado) il suo quarto d’ora di celebrità. Sky, TG5, Rai, attrici, politici di spicco, testate importanti, tutti hanno puntato la lente, una grandissima e potentissima lente d’ingrandimento, sul nosocomio nolano. E’ stato un weekend turbolento, fulmineo, risonante ma, in fin dei conti, non sorprendente. Si è gridato allo scandalo, si stava per scendere in piazza per chiedere la testa dei responsabili ma diciamoci la verità, questa storia non è nuova, viviamo questa situazione ogni giorno della nostra vita condotta in questa martoriata e disordinata, seppur magnifica, terra.

Come spesso succede in questi casi, cadono subito le prime teste dirigenziali, ancor prima che finiscano le indagini. Ed ecco che allora sono stati immediatamente sospesi il direttore sanitario ed i responsabili del pronto soccorso e della medicina d’urgenza. Ora, ci sono due modi di vedere le cose. La prima visione, quella più comoda, è che i colpevoli sono stati subito smascherati, d’altro canto però, e questa è la seconda visione, non possiamo non pensare che questi dottori hanno fatto il loro dovere al massimo delle loro possibilità, con il minimo delle risorse. Come ha detto il direttore sanitario De Stefano, (“abbiamo adagiato un paziente per terra per salvarlo da un arresto cardiaco poichè mancavano le barelle”) le scelte sono state forzate. Ora l’attenzione bisognerebbe spostarla su ciò che ha portato alla creazione di questa situazione. 15 barelle per un ospedale che deve rispondere ad una domanda di 600mila abitanti è un’offesa alla società. Ci è voluto un attimo per sospendere dei dottori ancora in attesa di giudizio, tuttavia sono passati anni e quell’ospedale non ha mai migliorato o superato le sue deficienze. E’ il “miracolo” italiano, non vi sorprendete.

Chi ha diffuso quella foto forse voleva solo dimostrare come erano costretti tutti a lavorare lì dentro, oppure effettivamente voleva puntare il dito contro il personale. Fatto sta che quella sera quei due pazienti per terra sono stati salvati, fatto sta che quando una foto gira sui social non ha parola, è muta, labirintica. Vedere pazienti per terra come sacchi di spazzatura fa male al cuore ma è solo l’ultimo tassello di un puzzle fatto a pezzi da una gestione scriteriata e superficiale e che ha le sue origini nel secolo scorso, decenni fa, quando i social network non esistevano e le tv erano pochissime. Andatelo a chiedere agli anziani che sono stati pazienti di questo presidio in ogni fase della loro vita, andatelo a chiedere ai dottori e agli infermieri in pensione, andate a chiedere a loro se questo polverone si è sollevato senza sorpresa. E se testate di paese avevano denunciato già mesi ed anni fa la situazione tragica dell’ospedale questo non importa, non importa se qualcuno aveva già parlato di buche nel pavimento o di condizionatori gocciolanti o di barelle nei corridoi, lo scandalo è qui, è oggi ed è sotto gli occhi di tutti.

Non è più la nostra amata Festa dei Gigli a regalarci momenti di celebrità su tutti i tg, ora brucia parecchio veder su ogni schermo il nome “Nola” accostato ad una così grave problematica. I social hanno fatto esplodere la bomba, il sindaco Biancardi attacca De Luca, il Governatore commissiona un’indagine, la modella Nina Moric ci scherza su : “Proprio non capisco tutte queste polemiche per i Malati a terra nell’ospedale di Nola, Madre Teresa a Calcutta li teneva molto peggio, eppure l’hanno fatta Santa”. Nulla da obiettare, i social creano tanta affezione e vicinanza ad una qualsiasi cosa, anche se in pratica stavolta “rode” a pochi. Le vere vittime, che di queste parole nel cyberspazio non si curano, sono quelle che sono costrette a dormire nel corridoio con una flebo attaccato, quelle che sono costrette ad accompagnare fin dentro il reparto il proprio parente perchè infermieri non ce ne sono, quelle che la notte devono lavorare senza mezzi e senza risorse. E allora grazie a quei medici e a quei dipendenti che lavorano con abnegazione e con nulla in mano, che siano puniti ad ogni livello i responsabili (quelli veri) di tale scempio, lungo ormai decenni.

Ora l’ospedale di Nola è l’emblema della mala sanità italiana, ma ora bisogna smetterla di puntare il dito solo contro Nola e questo ospedale. In Italia, soprattutto al Sud e nel resto della Campania, la situazione non è migliore e tanti altri pazienti e dottori aspettano di essere aiutati e sostenuti. Però un lato positivo forse c’è. I social network e i tg hanno reso l’ospedale di Nola un po’ l’ospedale di tutti, i problemi dei 600mila pazienti sono diventati quelli di tutta Italia. Ora è il momento giusto di cercare tutti i colpevoli, è il momento di risolvere tanti problemi e di voltare pagina, di cambiare positivamente. La verità fa spesso male ma serve per prendere decisioni e provvedimenti; solo toccando il fondo si può risalire, e quei pazienti il fondo di quell’ospedale l’hanno letteralmente toccato. Non serve “pietà”, servono risorse, servono azioni. I social e i tg nazionali hanno aperto gli occhi a tutti, quanto tempo passerà per farli chiudere di nuovo? L’augurio, sincero, è che il polverone di questi giorni porti ad un risultato e non resti una folata di vento autunnale.

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