“Enea”: Pietro Castellitto alla regia sorprende e convince

di Milena Liberti

Il regista Pietro Castellitto a Venezia ha sorpreso e convinto tutti con l’opera seconda “Enea”. Il giovane Enea, nato da una famiglia borghese di Roma Nord cerca di sentirsi vivo in un’epoca morta. Insieme all’amico Valentino (Giorgio Guarascio), appena battezzato pilota, vivono le notti romane con continue bravate. I due amici, oltre allo spaccio e alle feste più esclusive della capitale, condividono una gioventù nichilista. Sullo sfondo c’è la famiglia di Enea: il padre psichiatra interpretato da Sergio Castellitto, la madre giornalista interpretata da Chiara Noschese, il fratellino Brenno che frequenta il liceo ma anche lui problematico. Tutto precipita quando Enea finisce in un traffico di stupefacenti con risvolti pericolosi. La famiglia si rivelerà un supporto indispensabile come pure l’amore di Eva, la fidanzata di Enea, interpretata da Benedetta Porcaroli.

L’esistenzialismo prende il sopravvento nei lunghi primi piani sul volto di Enea, su quelle scelte impulsive e poco ragionate, quello struggersi alla ricerca di essere vivi a tutti i costi. Il linguaggio è moderno, talvolta colorito, tipico dei trentenni, quasi a voler sottolineare la differenza tra l’eleganza della borghesia e il linguaggio giovanile.

Alla conferenza stampa a Venezia il regista ha dichiarato di volersi svincolare dai soliti cliché di una famiglia borghese anaffettiva. Enea è considerato un eroe romantico, la sua famiglia piena di umanità seppur carica di contraddizioni. Il suo vitalismo esasperato è naturale, invece i genitori si nascondono. Il padre, psichiatra, è intento a placare la rabbia altrui che diventa quasi una sorta di autodistruzione.

Pietro Castellitto, attore e regista più che trentenne, è riuscito a liberarsi dal fardello del famoso padre Sergio Castellitto, che pure ha un ruolo importante nel film, e farsi largo nel cinema italiano senza dover pensare “è il figlio di”, sia come regista che come attore e scrittore. Questo film infatti può essere considerato quasi la chiusura di una trilogia nel difficile mondo dei giovani, iniziata nel 2020 con “I predatori”, vincitore del Nastro d’Argento e del Premio Donatello al Festival del Cinema di Venezia 2021, seguita dal libro “Gli Iperborei” edito da Bompiani nel 2021. Adesso il giovane regista per volare alto deve svincolarsi da una Roma borghese e dai temi giovanili che pure gli hanno dato successo e guardare altrove.

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