“Cento domeniche”: un grande Albanese porta sul grande schermo il reale senza filtri

Milena Liberti Milena Liberti12 Dicembre 20232 min

Il film “Cento domeniche”, diretto e interpretato dal popolare attore Antonio Albanese, è una denuncia sociale forte e accusatoria contro il sistema bancario. Antonio, un operaio in pensione, scopre improvvisamente che tutti i suoi risparmi sono andati in fumo.  È disperato perché voleva coronare il sogno della sua vita, regalare un matrimonio da favola alla figlia, invece i suoi risparmi guadagnati con grandi sacrifici, a sua insaputa, sono stati investiti dal direttore di banca in azioni anziché obbligazioni. La banca del paese dove vive in provincia di Lecco è considerata un’istituzione di cui fidarsi. I cittadini firmano con grande fiducia tutte le proposte, senza rendersi conto però che l’imperativo del guadagno regna sovrano e la banca tutela solo i propri interessi. L’epilogo del film è drammatico.

Il regista ha voluto dedicare questo film a tutti quei cittadini che, in seguito a dei crac bancari, si sono trovati all’improvviso senza i risparmi di una vita. Albanese ha dichiarato che la tragedia di Antonio, onesto operaio, descritta nel film, poteva colpire anche lui. Infatti l’attore e regista, prima di trovare il successo sia al cinema che in TV, è stato operaio per davvero. Non è casuale la scelta di girare il film tra Garlate, Lecco e Olgiate, i luoghi natii del regista, e soprattutto il Nord-Est che più ha risentito di queste crisi bancarie.

Nel film Antonio si sente ancora più umiliato perché gli amici lo accusano di essere stato un ingenuo, come se il colpevole fosse lui e non la banca. Purtroppo ha firmato senza leggere, come spesso capita a tutti noi, perché si è fidato del direttore e degli impiegati. Nel film c’è una scena molto forte tra Antonio e i suoi amici che lo accusano di essere stato un ingenuo, ma Antonio non accetta la provocazione perché non accetta di essere stato tradito. Potremmo dire: oltre il danno anche la beffa! Perché quando capitano queste truffe il danneggiato viene deriso e additato come un incapace, come se il criminale fosse lui e non quelli che lo hanno truffato.

Albanese ci sorprende sempre perché passa da ruoli e generi agli antipodi, dal drammatico al comico al sarcastico, sempre in modo originale e accattivante e con una rappresentazione dell’uomo comune eccellente. Il film va dritto al punto, con un crescendo di drammaticità che tocca la sensibilità dello spettatore. Sicuramente un film da vedere.

Milena Liberti

Milena Liberti

Nata a Nola nel 1959, la passione per il mondo del cinema e della recitazione l'ha accompagnata da sempre e così, in pensione dal 1° settembre 22, decide di dedicare il suo tempo alle recensioni di film e alla recitazione. Va a cinema tre o quattro volte a settimana ma ha trovato anche il tempo di iscriversi all’Università del Cinema di Acerra e recitare in una compagnia teatrale amatoriale. La sua esperienza lavorativa in qualità di docente di educazione fisica è iniziata nel 1979. Partita per Milano, a luglio ha conseguito il diploma ISEF con 110/lode e ad ottobre era già docente a tempo indeterminato. Nel 2002 si laurea a Verona in scienze motorie e collabora con l’Università allo studio della qualità di vita degli anziani in relazione allo sport. Ha inoltre conseguito due master: uno in "Tecnologie dell’Istruzione” e un altro in “Il dirigente scolastico nella scuola dell’autonomia”. Nel 2011 ha partecipato al concorso di dirigente scolastica, superandolo e venendo chiamata a dirigere l’istituto comprensivo di Cattolica, diventando l’unica preside della cittadina. Ma come ci insegna il bellissimo film “Nostalgia” di Mario Martone, il richiamo alle radici è forte e non si può ignorare. Perciò finisce la mia carriera di Dirigente Scolastica a Gaeta, dopo aver trascorso tre anni a Fiuggi, all’Istituto Alberghiero “Buonarroti” . Ora una nuova fase della vita tra cinema e scrittura.

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