Sfrattare il coniuge è reato per la Legge in Italia?

Carolina Cassese Carolina Cassese12 Marzo 20242 min

Buttare fuori di casa l’altro coniuge è sempre reato? Non è possibile sfrattare il coniuge, neanche se la convivenza è diventata intollerabile. In questa ipotesi, per chi ritiene di non poter più condividere lo stesso tetto con il partner non resta che fare le valigie e andare via, purché però vi sia una ragione valida (come le percosse e i maltrattamenti subiti). Secondo la Legge, la proposizione della domanda di separazione, di annullamento o di divorzio costituisce giusta causa di allontanamento dalla residenza familiare. Chi butta fuori di casa, con violenza, l’altro coniuge subisce una condanna penale anche se abbia già ottenuto un provvedimento di assegnazione della casa familiare da parte del giudice. In tal caso potrà essere contestato il reato di violenza privata o quello di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone. Il reato scatta anche se il coniuge lo fa per sottrarsi alle pressioni dell’altro o ai litigi.

Nel caso invece di violenza subita, andrà valutato caso per caso. Nella maggior parte dei casi, allo scopo di escludere l’altro dal godimento della casa familiare, uno dei coniugi cambia la serratura della porta d’ingresso. Anche una condotta di questo tipo viene penalmente condannata: in questo caso, si potrà configurare il reato di violenza privata o l’esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza sulle cose. Il reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni presuppone la convinzione, da parte di chi agisce, di fare valere un proprio diritto, non importa se effettivo o presunto. Si configurerà, invece, il reato di violenza privata qualora chi agisce non sia sorretto dalla convinzione di esercitare un proprio diritto, ma semplicemente usi violenza per impedire al coniuge di entrare nella casa coniugale o per metterlo nella condizione di andarsene pur contro la sua volontà. Di recente, infine, i giudici hanno precisato che, in mancanza di assegnazione della casa familiare da parte del giudice, la donna, anche se temporaneamente trasferitasi presso i genitori, ha il diritto di tornarvi ed il marito che glielo impedisce incorre in violenza privata.

Carolina Cassese

Carolina Cassese

Laureata in giurisprudenza presso l ‘Università degli studi di Napoli Parthenope, dopo aver svolto pratica forense nella materia di diritto civile, decide di intraprendere la carriera dell’insegnamento di diritto ed economia politica presso l’istituto paritario Kolbe di Nola. Ha conseguito diversi master e specializzazioni per l‘ insegnamento ed attualmente collabora con l‘associazione Saviogroup, di cui è vicepresidente, realizzando articoli e servizi fotografici attinenti la festa dei gigli di Nola e non solo. Membro membro del Cda della Pro loco di Nola città d ‘arte con delega alla festa dei gigli. Fa parte del direttivo dell’associazione delle reti delle macchine a spalla. Membro del coro diocesano del Duomo di Nola. Ama il nuoto la pallavolo, la ginnastica artistica e la danza classica, che ha praticato in tenerà età. Da piccola ha studiato pianoforte ed è appassionata di musica classica, napoletana e dei gigli degli anni ‘70 e ‘80. In passato ha inciso alcune canzoni dei gigli, sposando il suo amore per il canto con la festa dei gigli di Nola. Ama trascorrere i weekend al cinema o prendendo parte ad escursioni nei posti più belli della Campania.

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