La Russia ha inserito i gruppi LGBT tra le organizzazioni terroristiche ed estremiste

di Luisa Sbarra

Il 21 marzo scorso la Russia ha inserito, dopo una sentenza della Corte Suprema Russa, il movimento internazionale LGBTQ+ nell’elenco delle organizzazioni e dei movimenti terroristici ed estremisti. L’elenco è gestito da un’agenzia chiamata “Rosfinmonitoring“, che si occupa della lotta al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo e che ha il potere di congelare i conti bancari delle persone e delle entità designate come estremiste e/o terroristiche.

La definizione di cosa si intenda per movimento o organizzazione LGBTQ+ è stata volutamente lasciata vaga, in modo da poter essere adattabile a più situazioni. Questa mossa fa parte di tutta una serie di provvedimenti, spinti e voluti dal Presidente Vladimir Putin, a favore di valori tradizionali e familiari, contro gli atteggiamenti occidentali, definiti come decadenti. Putin ha in programma, a breve, anche forti restrizioni sull’aborto e una propaganda che invita le donne a mettere da parte la carriera e l’istruzione e le spinge a dedicarsi alla famiglia e ad essere madri di molti bambini in giovane età.

La sentenza della Corte arriva, comunque, dopo già ben due precedenti leggi russe repressive nei confronti delle persone omosessuali: quella di divieto di propaganda LGBTQ+, che impedisce la diffusione di qualsiasi informazione o contenuto sulle identità LGBTQ+, e il divieto di transizione di genere (sia inteso come cambiamento del sesso di una persona nei documenti ufficiali, sia inteso come il ricorso a chirurgia o all’assunzione di ormoni).

Ci sono già stati i primi due arresti per estremismo LGBTQ+. Infatti, due dipendenti del club gay di Orenburg “Pose” sono stati accusati di questo ed arrestati.

La Russia è sempre stata repressiva nei confronti della comunità arcobaleno, intensificando sempre di più le misure contro di essa, fino a farla scomparire dalla circolazione del tutto. Un’azione che non ha risparmiato neanche il mondo dello Sporti colpendo anche i Mondiali di calcio del 2018 tenutisi proprio in Russia, nonostante l’appello lanciato da Amnesty International e le più di 16 mila firme raccolte, persistette la legge contro la propaganda LGBTQ+, che costringeva i cittadini e gli stranieri omosessuali a non poter tenersi la mano o dare un bacio in pubblico. Una semplice dimostrazione d’affetto, un piccolo gesto d’amore, potevano costare una multa salatissima o persino la deportazione. Da allora le cose sono andate sempre peggio e con questa campagna in nome dei valori tradizionali, qualsiasi cosa che non ne fa parte, sarà estirpata fino a negarle la possibilità di esistere.

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