Il divieto del cellulare in classe non interessa soltanto gli studenti ma anche i loro docenti. La giurisprudenza si è occupata di questo argomento, vediamo come. La scuola può vietare l’uso del cellulare e di qualsiasi altro dispositivo elettronico, come tablet etc , durante le lezioni. I regolamenti scolastici e i patti di corresponsabilità, che vengono firmati da genitori e docenti a inizio anno, possono impedire l’uso dei cellulari in classe, salvo in caso di emergenza o per ragioni didattiche. Se previsto dal regolamento, il professore può ritirare il cellulare dello studente e riconsegnarlo a fine lezione, senza sbirciare nel telefonino dell’alunno o costringere quest’ultimo a mostrare cosa stava guardando, perché si configurerebbe una violazione della privacy.
Inoltre, l’apparecchio non può essere trattenuto dal docente oltre l’orario scolastico: in questo caso, il comportamento dell’insegnante può essere segnalato al preside e perfino al ministero dell’Istruzione. Chi non riceve il cellulare al termine delle lezioni potrà presentare una querela presso i Carabinieri o la procura della Repubblica. Infine, l’alunno non può essere perquisito se lo nasconde in tasca o nello zaino: il potere di perquisizione può essere esercitato solo dalle autorità di polizia ed in presenza di determinati reati o su mandato del giudice.
Il divieto di usare il cellulare a scuola, durante le lezioni è valido sia per gli studenti sia per i docenti: la giurisprudenza sanziona gli insegnanti che utilizzano il telefonino in aula. Per quanto riguarda gli studenti, in caso di violazione, la legge consente alla scuola di imporre delle attività riparatorie come la pulizia delle aule. Il divieto per gli insegnanti di usare il cellulare in aula è disciplinato in una circolare del 2007 del ministero della Pubblica amministrazione. La Corte d’appello di Milano ha sospeso dal servizio senza retribuzione un insegnante che aveva risposto al telefono durante un’interrogazione. Ciò non vuol dire che un docente possa essere licenziato se usa sporadicamente il cellulare in classe, soprattutto se mancano prove certe. Non basta nemmeno trovare un docente “online” su una chat di WhatsApp: “in assenza di prove, non si può provare l’utilizzo di WhatsApp da parte del docente nei giorni e negli orari in cui è contestato l’ addebito disciplinare”.