“Ma che giro d’Italia è questo. Senza Campania, Calabria, Basilicata, Sicilia e Sardegna. < Nessuna scelta di carattere razzista o discriminatorio > dichiarano gli organizzatori, ma guardare questa cartina fa davvero impressione. E allora chiamiamolo giro di mezz’Italia“. Con queste parole Paolo Siani, deputato PD e fratello di Giancarlo, dà inizio alla polemica sulle scelte riguardo il Giro d’Italia 2019. Il Giro, in effetti, fa una toccata e fuga a San Giovanni Rotondo, in provincia di Foggia, e poi “abbandona” il Sud.
Ma c’è anche chi prova a stemperare gli animi, come Carmine Castellano, storico direttore del Giro d’Italia fino al 2003. “C’è poco Sud, è vero, ma c’è stato negli anni precedenti – ha detto a La Repubblica – Sono situazioni normali, è già capitato tantissime volte ma anche in Piemonte, ad esempio, oppure in Friuli Venezia-Giulia, a volte, è mancata la corsa. Il punto fondamentale è un altro: dal Sud spesso non arrivano proposte per accogliere il Giro. Devono arrivare candidature concrete: l’attuale direttore, Mauro Vegni, mi ha confidato che non ce ne sono ancora per la prossima edizione dopo la parentesi già ufficializzata in Sicilia. Questa corsa vive dei diritti televisivi ma anche dai contributi delle località di tappa“.