“La figlia della della Lupa”: riscatto e avidità nel primo romanzo di Barbara Aversa.

Vittorio Paolino Pasciari Vittorio Paolino Pasciari23 Ottobre 20236 min

Nutre i mitici fondatori della Città Eterna e allo stesso tempo è considerata simbolo di avidità insaziabile: La Lupa. Un concetto negativo può essere ribaltato da una mente capace di andare oltre l’apparenza e di offrire ai lettori avidi di pagine emozionanti un’intrigante storia di riscatto in una civiltà che mai come ora appare opprimente. E forse nessuno più di una donna può testimoniare la realtà di un’esistenza oppressa dalla bigotta paura di un sistema che invidia l’individuale e legittimo desiderio di libertà e riscatto per realizzare i propri sogni.

CENNI BIOGRAFICI Nativa di Roma, l’autrice Barbara Aversa è un nome che abbiamo avuto modo di segnalare per alcuni emozionanti ed intriganti racconti (recensione qui) pubblicati sul pagine web come Thrillernord (dal 2019) e Liguria day (dal 2021). Insegnante al liceo, la Aversa ha una spiccata passione per la letteratura, la comunicazione e l’editoria e fa sì che la sua attività sia in costante evoluzione: l’attività di content creator, giornalista, scrittrice e bookinfluencer si concretizza sul web partendo dalla pagina Istagram  – profilo @misspaklingbooks – e arrivando alla promozione dei romanzi per autori più o meno noti in giro per l’Italia. All’attività di autrice si aggiungono quella di modella per pubblicità e per fotografi (Lifestyle e Travel), di giurata per il Sicilia Film Fest e una collaborazione con noti brand di sensibilizzazione e servizio di psicologia on line.

Del 2022 è la pubblicazione del suo primo romanzo La figlia della lupa e nel 2023 per Soncini Editore, in collaborazione con la Gazzetta di Parma, esce il racconto Daisy all’interno di un’antologia Nell’aria che si leva i cui ricavati sono devoluti totalmente in beneficenza.

TRAMA   Roma, fra la seconda metà del XX secolo ed il 2018. In un’Italia spaccata a metà, tra dopoguerra e giorni nostri, tra centro e periferia, i ruoli femminili cambiano, evolvono ma trovano sempre ostacoli e difficoltà nel proprio cammino. Cinque donne si incontreranno negli occhi altrui, quegli occhi che ognuna di loro ha incrociato in momenti differenti della loro vita e che forse non rivedranno mai più. Ogni azione di una donna è costantemente messa a giudizio: si valuta il loro matrimonio o la loro scelta di restare sole, la loro bellezza e il loro carattere, la loro forza o le loro fragilità…

“Nulla è più potente di ciò che non è mai stato”.

 

ANALISI   Un concetto negativo – un’avidità insaziabile – reso immortale dai Classici della letteratura e da una cultura che non va oltre l’apparenza viene abilmente scandito e riletto in chiave positiva – una legittima brama di riscatto contro un sistema opprimente – attraverso il confronto di caratteri speculari e distanti solo in apparenza. Due epoche differenti procedono perfettamente in parallelo grazie ad una scrittura scorrevole in cui convivono stile descrittivo e introspettivo – ognuna delle protagoniste espone in prima persona gli eventi con pochi essenziali dialoghi – . Un efficace uso del flashback accompagna il lettore a scoprire pagina per pagina il legame fra i personaggi e consente all’autrice di offrire un intrigante ed emozionante mix di giallo e dramma capace di scuotere e sorprendere ancora una volta gli animi non corrotti da una realtà in degrado totale.

“Al villaggio la chiamavano la Lupa perché non era sazia giammai – di nulla. Le donne si facevano la croce quando la vedevano passare, sola come una cagnaccia, con quell’andare randagio e sospettoso della lupa affamata”.
(Giovanni Verga)

 

AVIDITÀ E RISCATTO   Cinque donne nell’arco di tempo che va dagli anni ’50 dell’ormai passato XX secolo fino al nostro presente nel 2018: ognuna soffre e brama riscatto, chi con determinazione passionale e resilienza attraverso la ricerca della verità, chi con una devozione di facciata che culmina in corruzione avida e bigotta.

 

E una lupa, che sembrava carica di ogni brama nella sua magrezza e che già fece vivere molti popoli nella miseria,
questa mi oppresse tanto, con la paura che emanava la sua vista, da farmi perdere la speranza di poter raggiungere la cima.
(Dante Alighieri)

 

Punto di forza del romanzo è l’analisi “ribaltata” di un concetto, letterario e sociale, tradizionalmente visto in negativo, attraverso il confronto/scontro fra caratteri che si estende a quello fra diverse tipologie di amore: sincero, passionale e indomato (Giuditta < Eva); calcolato, materiale e bigotto (Liliana < Brigida). Al sentimento amoroso si affianca in perfetto equilibrio quello dell’amicizia (Luen – Maggie – Eva) come seconda e valida leva per realizzare sogni di riscatto da una normalità che cela un’oppressione fisica e psicologica.

 

[…] tanta forza spaventa: era troppo forte per un mondo che la voleva ingabbiare. Era bellissima, talentuosa e creativa. Era sensuale, laddove sensualità sta per un richiamo dei sensi per chiunque la guardasse anche solo per sbaglio. Era casta, cristallina, onesta. Il mondo non era pronto a una donna come lei. Era una lupa, sì, ma non nel senso che intendi tu. Il paese era piccolo e la gente ignorante e invidiosa”.

 

Con il suo romanzo d’esordio l’autrice romana descrive le donne e la loro femminilità: donne forti, donne dolci, donne aggraziate, donne avide, donne generose, madri, figlie, sorelle e amiche. Il thriller che ne viene fuori è un intreccio di storie di donne che a loro volta intrecciano le proprie vite con altre e ritroveranno sé stesse e la propria strada per sopravvivere alle innumerevoli e inevitabili difficoltà della vita vera.

Chi ha affinato mente e cuore con la tradizione della Regina Agatha Christie proverà la soddisfazione di poter sfiorare la conclusione del mistero a tre capitoli dall’epilogo, prima di gustare con maggiore soddisfazione il colpo di scena della rivelazione finale a chiusura di un intreccio capace di emozionare e dare nuova linfa alla brama di vivere di chiunque non si lascia dominare dalla patetica piccolezza di un presente che dopo secoli di civiltà di facciata puzza ancora di retrogrado e venefico degrado totale.

 

Il testo è reperibile sul web.

RIVELAZIONE DA LEGGERE.

Vittorio Paolino Pasciari

Vittorio Paolino Pasciari

Classe '86, nolano DOC. Laureato in Lettere Classiche, appassionato di cinema, letteratura e teatro.

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