Il Salisburgo vale più della Juve, l’Europa League più del campionato, Dabbur più di Cristiano Ronaldo. Il Napoli ha un solo obiettivo, il resto è doveroso impegno perché la Coppa Italia non c’è più e il campionato c’è ancora, eccome, ma tredici punti sono tanti, troppi, e il tempo stringe, la clessidra corre, la sabbia diminuisce e i rimpianti sono già in soffitta. Ecco perché la partita di domenica sarà importante ma non fondamentale. Non lo credono i tifosi, che torneranno a riempire il San Paolo come avevano fatto, quest’anno, solo in occasione della sfida al Paris Saint-Germain di Cavani. Previsto il tutto esaurito, o quasi, per un confronto storico con la rivale di sempre. Una partita oltre la classifica, eppure ciò che la Serie A ha raccontato – in venticinque partite – conta e varrà anche in vista delle scelte da fare pensando a giovedì prossimo, all’andata degli ottavi di Europa League, alla vera gara da non fallire per alimentare la propria speranza europea.
VERSO LA JUVE – Il Napoli vorrà vincere per i propri tifosi, perché la Juve resta la Juve, perché c’è il 3-1 dell’andata da riscattare, un solco da ridurre e un secondo posto da blindare. Per il primo siamo fuori tempo massimo, servirebbe un miracolo e probabilmente neppure basterebbe. La Juventus ha la testa al ritorno con l’Atletico Madrid, potrebbe tutelare la potenza di CR7, lascerà a riposo Douglas Costa e cercherà di non sprecare troppe energie dopo averne dilapidate diverse prima del ko al Wanda Metropolitano. Non c’è l’attesa del 22 aprile, è un conto alla rovescia leggero, spensierato, rilassante. C’è carica, in città, ed esisterà sempre un motivo valido per battere la Juve, ma i temi della “partita” sono meno convincenti rispetto al passato.
L’EUROPA LEAGUE – Oltre il campionato c’è un destino, ed è quello del Napoli, che può esser dirottato ovunque. L’Europa League è il vero obiettivo stagionale, un trofeo da vincere – trent’anni dopo la Coppa Uefa – per dare un senso alternativo alla prima stagione al Napoli di Carlo Ancelotti. Non c’è spazio per ogni altra voce, sussurro, spiffero che la finestra del mercato, semi-aperta tutto l’anno, lascia passare. Icardi è una suggestione, ce ne saranno tante da qui a giugno, proprio mentre si decideranno le sorti di una squadra che presto saluterà diversi senatori e per questo meriterebbe un trofeo per esser ricordata in eterno. Oltre gli elogi che fuggono assieme al tempo.
Fabio Tarantino
Giornalista e speaker, voce di Radio Punto Zero