“Brave Ragazze”: la voglia di riscatto delle donne in un “dramma comico”

Vittorio Paolino Pasciari Vittorio Paolino Pasciari19 Ottobre 20193 min

Brave Ragazze è un film del 2019 diretto da Michela Andreozzi. La pellicola ha per interpreti principali Ambra Angiolini (Anna), Serena Rossi (Maria), Ilenia Pastorelli (Chicca), Silvia d’Amico (Caterina) e Luca Argentero (commissario Morandi).   

TRAMA Gaeta, primi anni ’80. Quattro donne, armate di pistola e bigodini, provano a cambiare il corso della propria vita. Anna è sola, con due figli da mantenere e nessun lavoro stabile. Maria è devota alla Vergine ed è vittima di un marito violento. Chicca e Caterina, sorelle di indole opposta, sognano un futuro migliore. Col coraggio di chi ha poco da perdere, insieme decidono di svaligiare una banca travestite da uomini. La rapina, su cui è chiamato ad indagare il commissario Morandi, darà inizio a un vortice di eventi spericolati destinato a stravolgere il destino delle “brave ragazze”.

ANALISI DEL FILM L’ azione scorre veloce fra il comico e il drammatico, mettendo in evidenza la situazione umana delle protagoniste. Ognuna vive un’esistenza ai limiti della sopportazione e della sopraffazione. Ciascuna ha il suo carattere, che va dal sottomesso (Rossi), al ribelle (Pastorelli), al frustrato (Angiolini) e all’ansioso (d’Amico). Un inizio che sembra strizzare l’occhio al maestro Mario Monicelli (I soliti ignoti) ma forse più a Sydney Sibilla (Smetto quando voglio) descrive l’euforia iniziale del furto riuscito, finendo poi per far emergere lentamente la realtà di chi non sa gestire il denaro facile. Un tragico evento, e non del tutto inaspettato, fa presagire una conclusione senza ritorno, ma il finale mostra un certo ottimismo che ravviva la speranza, restituendo allo spettatore un lieto fine per le sventurate protagoniste.

UN EGREGIO MIX COMICO-DRAMMATICO La drammatica condizione della donna sottomessa e frustrata sul lavoro e sul personale è un tema tristemente attuale. Il desiderio di riscatto da una vita-supplizio grazie ad un gesto estremo per protestare contro una società degradante e degradata è un cliché ampiamente sfruttato che, se non produce un capolavoro, riesce comunque a soddisfare e a far riflettere il pubblico. Il contesto degli anni ’80, con la sua musica, scalda il cuore dei nostalgici assieme ad una scenografia suggestiva come è quella di Gaeta.

Ognuna delle 4 interpreti femminili svolge il suo ruolo egregiamente: bellissime, intriganti ed irresistibili. Il poliziotto, in apparenza imbranato, che s’innamora di una delle ladre sembra una tragedia che però si addolcisce nel finale.

Prima di giudicare il reato di furto, che sempre va evitato, la società dovrebbe sempre domandarsi se ha fatto niente per impedire che gente sfruttata, in particolare le donne, cadesse nella tentazione dell’apparente facilità del crimine che sempre si nutre di paura e di disperazione.

SODDISFACENTE.

Vittorio Paolino Pasciari

Vittorio Paolino Pasciari

Classe '86, nolano DOC. Laureato in Lettere Classiche, appassionato di cinema, letteratura e teatro.

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