Cosa rischiano un alunno o un genitore che picchiano un professore? Ecco cosa dice la Legge

Carolina Cassese Carolina Cassese16 Ottobre 20227 min

Sono in aumento le aggressioni ai professori, colpevoli di comminare note disciplinari nei confronti di studenti maleducati ed irrispettosi sia verso la classe che per le istituzioni scolastiche. Cosa rischia lo studente che picchia un professore? La legge attribuisce all’insegnante la funzione di pubblico ufficiale. Il Codice penale stabilisce che “agli effetti della legge penale, sono pubblici ufficiali coloro i quali esercitano una pubblica funzione legislativa, giudiziaria o amministrativa”. La norma aggiunge che “è pubblica la funzione amministrativa disciplinata da norme di diritto pubblico e da atti autoritativi e caratterizzata dalla formazione e dalla manifestazione della volontà della pubblica amministrazione o dal suo svolgersi per mezzo di poteri autoritativi o certificativi”.

Analizzando il predetto articolo, si evince che il ruolo di pubblico ufficiale è di chiunque “concorre a formare la volontà di una pubblica amministrazione ed è munito di poteri decisionali, di certificazione, di attestazione e di coazione”. Questi poteri vengono riconosciuti al docente, anche quando ha un rapporto “di collaborazione saltuaria”. Secondo la Suprema Corte, gli insegnanti delle scuole pubbliche sono pubblici ufficiali non solo durante lo svolgimento delle lezioni ma anche “nelle attività preparatorie, contestuali e successive, compresi gli incontri dei genitori degli allievi”. Tutto ciò basta per colpevolizzare lo studente o il genitore che aggredisce un insegnante e che incorre nel reato di oltraggio a pubblico ufficiale.

Anche se anni fa è stata depenalizzata l’ingiuria, essa, quando è rivolta a un pubblico ufficiale costituisce reato e se ne subiscono le conseguenze. Secondo il Codice penale, “chiunque, in luogo pubblico o aperto al pubblico e in presenza di più persone, offende l’onore ed il prestigio di un pubblico ufficiale mentre compie un atto d’ufficio ed a causa o nell’esercizio delle sue funzioni è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. La pena è aumentata se l’offesa consiste nell’attribuzione di un fatto determinato”.

Come si applica questo articolo alla scuola? Se uno studente, per esempio, riceve un brutto voto al termine di una interrogazione e insulta il docente davanti alla classe, potrebbe essere accusato di oltraggio a pubblico ufficiale. Se il genitore, avvertito del brutto voto preso dal figlio, attende il prof all’uscita di scuola e, in disparte, lo aggredisce verbalmente senza toccarlo, la mancanza di altre persone farebbe venire meno il reato di oltraggio. Lo studente e il suo genitore, tuttavia, non sarebbero più punibili se riparano interamente il danno mediante risarcimento nei confronti dell’insegnante e della scuola. Trattandosi di un pubblico ufficiale, chi picchia un professore rischia la galera.

Il Codice penale stabilisce che: “Chiunque usa violenza o minaccia a un pubblico ufficiale o ad un incaricato di un pubblico servizio, per costringerlo a fare un atto contrario ai propri doveri, o ad omettere un atto dell’ufficio o del servizio è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni”. La pena, continua la norma, è della reclusione fino a tre anni “se il fatto è commesso per costringere alcuna delle persone anzidette a compiere un atto del proprio ufficio o servizio, o per influire, comunque, su di essa”.

Dal momento che l’insegnante è pubblico ufficiale nell’espletamento delle sue funzioni, va da se’ che il citato articolo del Codice penale è applicabile nel caso in cui l’aggressione avvenga a scuola o quando il docente sta svolgendo il suo lavoro. Se il prof viene aggredito per strada (come cittadino, dunque, e non come pubblico ufficiale) da un alunno o da un genitore che ce l’ha con lui per un brutto voto o per altro motivo, i reati sarebbero diversi. Infatti, si configurerebbero i seguenti reati: percosse  (nel caso in cui la vittima provasse una spiacevole sensazione di dolore, senza conseguenze per la sua salute.) o lesioni personali (se l’aggressione comporta il ferimento o una malattia nel corpo o nella mente).

Carolina Cassese

Carolina Cassese

Laureata in giurisprudenza presso l ‘Università degli studi di Napoli Parthenope, dopo aver svolto pratica forense nella materia di diritto civile, decide di intraprendere la carriera dell’insegnamento di diritto ed economia politica presso l’istituto paritario Kolbe di Nola. Ha conseguito diversi master e specializzazioni per l‘ insegnamento ed attualmente collabora con l‘associazione Saviogroup, di cui è vicepresidente, realizzando articoli e servizi fotografici attinenti la festa dei gigli di Nola e non solo. Membro membro del Cda della Pro loco di Nola città d ‘arte con delega alla festa dei gigli. Fa parte del direttivo dell’associazione delle reti delle macchine a spalla. Membro del coro diocesano del Duomo di Nola. Ama il nuoto la pallavolo, la ginnastica artistica e la danza classica, che ha praticato in tenerà età. Da piccola ha studiato pianoforte ed è appassionata di musica classica, napoletana e dei gigli degli anni ‘70 e ‘80. In passato ha inciso alcune canzoni dei gigli, sposando il suo amore per il canto con la festa dei gigli di Nola. Ama trascorrere i weekend al cinema o prendendo parte ad escursioni nei posti più belli della Campania.

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