“Maty Cambio”: a Nola una sfida alla crisi nel segno dell’originalità e dell’ecosostenibilità

Luisa Sbarra Luisa Sbarra11 Gennaio 20228 min

Nel centro storico di Nola, precisamente nei pressi del Teatro Umberto, è stato inaugurato, il 19 dicembre 2021, “Maty Cambio”, un negozio originale che ha preso forma dalla mente della ­giovane Matilde Vitolo, classe 1990, nolana e laureata in Scienze dell’architettura alla Federico II di Napoli. Mettendo piede nel locale dalle linee geometriche, subito si avverte che ci si trova in qualcosa di diverso. Non ci si aspetterebbe infatti di trovare un bar in un negozio di noleggio borse. Matilde ha creato un’attività che è un perfetto connubio tra le due cose. Più che un cambiamento, rappresenta una vera e propria innovazione. L’ambiente, curato nei minimi dettagli in ogni cosa, rappresenta l’estro, lo spirito creativo della ragazza, il suo uscire fuori dagli schemi. Un lavoro certosino di perfezionamento non solo degli ambienti, ma anche della tipologia di vendita e della accoglienza. Una scelta che punta, piano piano, a raggiungere nuovi traguardi come quello dell’ecosostenibilità.

Matilde si è gentilmente offerta di rispondere a delle domande sulla sua attività.

Da dove nasce il nome ‘Maty Cambio’? Cosa vuol dire?

Il nome ‘Maty Cambio’ non è altro che un gioco di parole tra Matilde e la volontà di cambiamento. L’idea è stata di mia mamma (Concetta Martinez, insegnante di italiano e latino, ndr).

Il tuo mantra è “cambiare è sempre una buona idea”, perché?

I cambiamenti portano sempre a qualcosa di positivo. Non mi è mai successo che, cambiando qualcosa, non ci sia stato un insegnamento, una cosa positiva; anche se poi dovessi accorgermi che è stato un errore, ho comunque avuto l’occasione di sperimentare una parte di me, un qualcosa di diverso, anche solo magari per vedere la stessa cosa da un‘altra prospettiva. Ad esempio, si può sperimentare con un borsa ed avere il coraggio di cambiare qualcosa, alla fine indossare una cosa nuova, diversa ci rende più sicuri.

Come è nato questo progetto? Come si è presentata l’occasione?

Mia madre ha sempre espresso il desiderio, avvicinandosi alla pensione, di volere uno spazio dove vendere vintage, dove poter coltivare la sua passione per la moda ed io mi ero proposta per aiutarla con i lavori di ristrutturazione e poi successivamente tutto si è trasformato nella mia idea, nel mio progetto.

Come mai hai scelto di aprire un negozio nel centro storico di Nola in un momento di così forte crisi? Vuoi dare un segno di rinascita, di speranza, di cambiamento appunto?

In realtà non è stata una scelta, è capitato. Alla fine però è una sfida; magari posso anche fare qualcosa per la mia città, per farla rinascere un po’, per far ripopolare il centro, non solo per i baretti, ma anche per qualcos’altro. Un’attività del genere non c’è da queste parti. Io spero di poter avvicinare, attraverso la comunicazione e i social, anche persone da Caserta, Salerno, Napoli e dai paesi limitrofi, non soltanto da Nola. Questo negozio non può è essere destinato soltanto al popolo nolano. Il concept, il core business principale, è quello del noleggio degli accessori, che voglio estendere anche ad altri tipi di essi, come cinture, etc.

Come mai la scelta di accostare il bar ad un negozio di noleggio borse?

Il bar c’è perché, dall’inizio, ero convinta che sarebbe stato difficile spiegare qual era la mia idea, sia il noleggio, sia l’idea del cambiamento, lo sperimentare con sè stessi e quindi il bar per me rappresenta un pretesto per avvicinare le persone. Dal primo momento che ho immaginato di noleggiare le borse affianco c’era l’immagine di persone che potessero bere un caffè o sorseggiare un cocktail girando per il negozio e che fosse quindi anche la base per avere la possibilità di organizzare degli eventi. A me piacerebbe dare il mio spazio anche ad altre persone, come un giovane artista, un giovane artigiano, un giovane stilista che ha voglia di esporre i suoi prodotti qui. 

Quali esperienze lavorative hai avuto prima?

Nessuna, questa è la prima. Prima esperienza lavorativa anche per quanto riguarda il bar. Io ho concentrato tutto in quest’anno, ho fatto un corso di caffetteria, un corso di bartending, perché, anche se avessi assunto qualcuno, come ho fatto, avevo bisogno di sapere se stesse facendo un buon lavoro o meno e quindi dovevo formarmi anch’io. Bisogna sapere quello a cui si va incontro.

Chi ti ha sostenuto? Quant’è stato difficile aprire questa attività? C’è qualcuno che te l’ha sconsigliato?

Mi hanno sostenuto tutti, soprattutto mia madre e mio padre. La prima cosa che ho fatto è stato parlare con le mie amiche, a luglio del 2020, senza dire niente perché volevo un parere neutrale. Ho chiesto alle ragazze cosa ne pensassero del noleggiare una borsa ed alcune di loro erano poco convinte, altre invece molto entusiaste e io ho lavorato un po’ su quello che poteva non convincere e dal confronto poi ho raddrizzato il tiro. Se non avessi parlato tanto con le mie amiche la maggior parte di quello che c’è non ci sarebbe; l’idea è mia però loro mi hanno aiutato tanto, tutte le persone con cui ho parlato mi hanno dato qualcosa. Mia mamma, poi, mi ha aiutato con i cappotti, lei è l’ideatrice, la disegnatrice. Sono realizzati da sarte del sud italiane, tutti cuciti a mano.

L’attività verrà estesa anche al pubblico maschile?

Sì, molti uomini si sono dimostrati interessati. Mai è stata mia intenzione limitarlo solo alle donne, però è stato più facile. Io già so cosa voglio acquistare per gli uomini ed ho chiesto loro, quando si sono avvicinati, cosa desiderassero noleggiare.

Che feedback, che opinioni hai avuto dai clienti?

Ovviamente è una cosa nuova e poi non abbiamo, in questo periodo, tante occasioni per uscire, per sfoggiare un cappotto nuovo o una borsa a noleggio, però sono tutti entusiasti. Pensano che sia un idea geniale, troppo intelligente, dicono che torneranno sicuramente. Stesso discorso ovviamente anche con il bar; qui ce ne sono tanti, ma ci stiamo facendo conoscere e abbiamo già tante persone che tornano, quindi vuol dire che quello che proponiamo piace alle persone.

Quali priorità hai dovuto affrontare nel momento iniziale, quali urgenze?

I lavori di ristrutturazioni soprattutto, è stato letteralmente come aprire due attività parallele contemporaneamente; sono in comunicazione il bar e il negozio. Il bar ha richiesto tutti i permessi, corsi, certificazioni, così come il negozio pure. Poi ci sono stati tutti gli aspetti legali, le tutele per me, per la merce.

Il tuo concetto di ecosostenibiltà?

Il noleggio ovviamente lo è. Non al 100%, perché molte di queste borse sono in pelle e le stoffe in seta. L’ecosostenibilità è un percorso, uno non deve mai già iniziare con la perfezione. Nonostante le borse siano di pelle sono sicuramente sono più sostenibili del fast fashion, dove si prende e si butta e dove i processi produttivi non sono seguiti, non sono controllati, le persone vengono sfruttate.

Credi che un tuo coetaneo del sesso opposto avrebbe avuto le medesime difficoltà?

Se parliamo di tutto ciò di cui mi sono dovuta occupare, penso che, in alcune cose, sarebbe stato più facile. Nei lavori soprattutto. Io mi sono fatta affiancare da un geometra, lui si è occupato di tutta la documentazione, però io ho curato il progetto personalmente e informalmente. Ho coordinato l’idraulico, l’elettricista e molte volte ho sentito che, se fossi stata un uomo, mi avrebbero ascoltato di più e prima. Alcune volte ho dovuto impormi, con il mio carattere non mi è stato difficile, però comunque lo so che se ci fosse stato un uomo sarebbe stato più facile, l’ho sentita questa cosa.

Che consigli senti di dare alle giovani donne imprenditrici come te?

Io non mi sento commerciante ma più imprenditrice perché ho avuto un’idea e l’ho portata qui dentro. Io avrei ancora bisogno di qualcuno che mi desse tanti consigli perché non sono riuscita a confrontarmi con qualcuno che stesse facendo la stessa cosa, non credo che ci sia un metro di giudizio, altre realtà che lo fanno. Quello che consiglio è quello che direi anche alla me di un anno fa: “buttati, non avere paura”. Se hai un’idea originale o geniale, se hai un’intuizione, se hai un desiderio, portali avanti, ovviamente con un po’ di razionalità. “Rischia, cambia, sperimenta” ed è anche quello che io voglio far fare ai miei clienti con le borse.

Che cosa ti auguri? Come ti vedi da qua ad un anno?

Innanzitutto mi auguro che tutto vada come è nella mia testa, che le persone apprezzino davvero, capiscano, inizino a sperimentare. Mi piacerebbe riuscire ad estendere gli articoli al pubblico maschile e creare uno shop online.

Luisa Sbarra

Luisa Sbarra

Studentessa di Giurisprudenza alla Federico II di Napoli con la passione per la scrittura da sempre.

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