Wild Turkey Rare Breed: storico e valido bourbon a grado pieno

Giuseppe Napolitano Giuseppe Napolitano31 Maggio 20194 min

Carissimi lettori, oggi vi parlerò del Wild Turkey Rare Breed, un’espressione a grado pieno distillata dal colosso Wild Turkey, distilleria sita a Lawrenceburg, in Kentucky, ed oggi proprietà del Gruppo Campari, che l’ha acquisita da Pernod Ricard nel 2009.

Note storiche e sulla produzione

Quest’imbottigliamento è uno dei più longevi bourbon barrel proof, con il primo rilascio avvenuto nel 1991. Da allora si sono susseguiti numerosi batch che, fino a poco fa erano anche contrassegnati dal numero e con gradazione variabile, ora invece (dal 2015) si è deciso di imbottigliare a 112.8 proof, ergo 56,4%. In realtà, con imbottigliamento del 2017, la gradazione è stata elevata al 58,4% (116.8 proof). Nella mia recensione farò riferimento all’imbottigliamento 2015, in attesa di compararlo con un batch più recente.

Composto da un blend di bourbon di 6, 8 e 12 anni, in etichetta non ha alcun invecchiamento dichiarato.
Concepito come prodotto di fascia più elevata rispetto al mainstream 101 (e al più contenuto 81) è facilmente reperibile, nella sua elegante confezione.
In verità, sono stato incuriosito più volte dal provarlo, vedendo la bottiglia svettare fieramente sugli scaffali di vari cocktail bar e, di conseguenza, mi sono finalmente deciso, non senza omettere una comparazione con il più diffuso 101.

Ah, il mashbill, è composto per il 75% da mais, il 13% da segale e il 12% da orzo maltato. In etichetta compare la dicitura Straight Bourbon, dal momento che è stato maturato in botti di rovere per più di 2 anni e non è stato aggiunto alcun addititvo quali coloranti o aromi permessi in altre tipologie di distillati non aventi questa denominazione.

Concludo questa parte con una piccola curiosità sull’origine del marchio Wild Turkey: nel 1940 un dirigente della distilleria portò agli amici del bourbon nel corso di una battuta di caccia al tacchino. Furono così entusiasti da chiedergli di riportare quel whisky che soprannominarono “Wild Turkey”. Il dirigente pensò bene di trasformare quel simpatico nomignolo in un marchio che ormai è ben noto in tutto il mondo, con milioni di casse vendute annualmente.

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Note Degustative

Aspetto: Oro con riflessi bruniti.

Olfatto: Dopo l’iniziata vampata alcolica, che tuttavia si attenua con il passare dei minuti e con l’ossigenazione, è possibile notare un’intensa arancia candita, mista a dell’ottimo marzapane e discreta cannella. Non mancano datteri e prugne secche e una dolce ciliegia. Nonostante la gradazione molto elevata, tutti gli aromi sono facilmente percepibili. Non manca una discreta speziatura, contraddistinta da pepe nero e segale che ne bilanciano la dolcezza. Tuttavia rimane prevalentemente dolce: alle note appena evidenziate si aggiungono zucchero di canna caramellato e vaniglia che si amplifica nei minuti. Complessivamente molto gradevole e con un olfatto piuttosto complesso. Meno speziato del 101, ma più intenso. In fundis, foglie di tabacco e cuoio lavorato. Con acqua, tracce di tè nero e maggior enfatizzazione delle note speziate.

Palato: Di corpo pieno, ripropone una certa dolcezza contraddistinta da crostata all’arancia, marmellata di ciliegie, marzapane e molto miele. Da contraltare, a fornire un buon bilanciamento, la ruvidità della segale (che apprezzo). Più persistente del 101, non si esaurisce e rilascia anche delle buone spezie del legno, una leggera punta di anice e generoso pepe nero, tabacco da pipa. Di certo non banale, anzi dotato di una buona complessità. Con acqua, emerge maggiormente il lato fruttato e dolce, pur restando equilibrato.

Finale: Lungo, morbido con miele, cannella, liquore all’arancia, mix speziato.

Giudizio Finale

Il Wild Turkey Rare Breed è per me un valido bourbon. Molto piacevole, si trova a proprio agio con una gradazione inusuale per molti esponenti della categoria,presentando una buona complessità e risultando pericolosamente “beverino”. Insomma, non credo che me ne farò mancare una bottiglia il prossimo inverno, considerata anche la facile reperibilità e il prezzo tutto sommato contenuto. Rispetto al 101 ha più carattere e possenza e lo preferisco. Ah, ammetto di apprezzarlo maggiormente senza la diluizione.

 

Giuseppe Napolitano

Giuseppe Napolitano

Oltre all'immensa passione per il beverage, sfociata nella realizzazione del blog "Il Bevitore Raffinato", Giuseppe Napolitano è anche un avido lettore, amante del cinema, dei viaggi (non solo in ambito di ampliamento delle sue conoscenze sul tema beverage) e dell'informatica. E' impegnato nel sociale, essendo dapprima Socio del Rotaract Club Nola-Pomigliano d'Arco (di cui è oggi Socio Onorario, dopo un passato di affiliazione attiva) e, ora, Socio del Rotary Club omonimo. Ha fatto parte della giuria del premio "Whisky & Lode" del Roma Whisky Festival, la kermesse romana dedicata interamente al Whisky. Non ultimo, il suo spazio è annoverato tra le risorse online consigliate in due testi (tradotti in Italiano), tra quelli di maggior interesse per gli appassionati: "Degustare il Whisky di Lew Bryson e "Guida Completa al Whisky di Malto" di Micheal Jackson.

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