Autismo e coronavirus: “Vi spiego perchè con mio fratello non posso neanche passeggiare”

Redazione Zerottouno News Redazione Zerottouno News22 Aprile 20202 min

Fa male dire di no. Ti logora dentro non poter spiegare perché, di punto in bianco, non si può più fare quello che prima si faceva e ci rendeva liberi e felici. Una semplice lunga passeggiata al sole, quotidiana distrazione per la stragrande maggioranza di noi persone “normodotate”, momento raro ed unico di vitalità e felicità per una fetta di popolazione “diversamente abile” o se volete “unicamente autistica” . Cos’è che mi spinge a dire di no alle meravigliose passeggiate con mio fratello Andrea? Stando alle giuste e fredde regole da osservare durante questo periodo di lockdown e conseguenziale famigerata “fase 2”, basterebbe specificare in maniera verbale e/o scritta le chiare ed evidenti motivazioni di necessarie passeggiate e le forze dell’ordine acconsentirebbero alla richiesta. E allora cosa ci blocca? Purtroppo la comunità in questo caso ci volta le spalle in maniera determinante. Tratto fondamentale che rende unici i ragazzi autistici sono le loro stereotipie, ognuno ha le sue e sono nella gran parte dei casi tutte diverse. Per stereotipia intendiamo uno schema comportamentale rigido e non controllabile, compiuto in maniera ripetitiva e continua (quasi compulsiva), senza alcuno scopo o funzione apparente. Ebbene Andrea, tra tutte le sue unicità, ama raccogliere mozziconi di sigarette buttate per strada e masticarle. Fermarlo provocherebbe una rottura dei suoi schemi con conseguenziali atteggiamenti di autolesionismo o violenza sugli altri. Scegliendo luoghi poco frequentati, riusciamo a limitare il numero di mozziconi da poter trovare per strada, ma ce ne sono sempre, e vi posso assicurare che si trovano dovunque. In tempi di COVID 19 un tal comportamento potrebbe essere fatale, in primis per lui e poi per tutta la nostra famiglia, non essendo possibile assumere comportamenti per evitare il contagio in casa, a causa di evidenti problemi comunicativi. Dunque la paura ha il sopravvento. Ma c’è anche tanta rabbia verso una comunità che sembra proprio non riuscire a rinunciare ad un gesto becero ed irresponsabile che causa danni, oltre che alla salute personale, anche a quella della nostra terra (il filtro di una sigaretta ci mette più di un anno per diventare biodegradabile) e in misura più o meno grave a tutti i suoi abitanti.

Questa è la lettera arrivati in redazione da un nostro lettore di Nola (NA). La pubblichiamo così, senza filtri, sperando così di smuovere qualche coscienza. Ogni piccolo gesto nostro potrebbe cambiare la vita di chi ci circonda. Pensiamoci.

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