Nola: il miracolo della Manna di San Felice è avvenuto

Carolina Cassese Carolina Cassese8 Dicembre 202210 min

Nella mattinata di oggi, durante la messa delle 9, si è finalmente verificato il miracolo della manna di San Felice a Nola, evento molto atteso dai nolani. In cosa consiste tale prodigio? Cerchiamo di scoprirlo insieme ripercorrendo le fonti storiche.

Nel lato occidentale della cripta, situata nella cattedrale di Nola, vi è un altare e sopra l’altare è collocata una lastra marmorea attraversata da un piccolo calice d’argento, dal quale cade il liquido, chiamato “manna“. Questo liquido è segno di buon auspicio per i nolani. Si tratta di acqua pura che, specie nei mesi più freddi, sgorga dai sepolcri e dai luoghi di sepoltura dei santi. La manna viene raccolta in un calice e, di norma, concesso ai fedeli gravemente ammalati.

Il miracolo si attende non solo il 15 Novembre, giorno della festa patronale in onore del Santo Felice, ma anche, per l’appunto, l’8 Dicembre. La leggenda narra che il miracolo del 15 Novembre sia riservato ai nolani, mentre il prodigio dell’Otto Dicembre ai forestieri. In genere la manna potrebbe sgorgare anche in altri giorni dell’anno, come successo in occasione dell’ingresso in diocesi del vescovo Francesco Marino il 15 gennaio 2017.

Di questo prodigioso fenomeno ne parla il medico nolano Ambrogio Leone. Nella sua opera dedicata alla terra natìa, De Nola patria, pubblicata a Venezia nel 1514. Infatti, al cap. XI del libro secondo, Leone menziona il fenomeno della cosiddetta manna, un liquido trasparente che, attraverso un canaletto d’argento posto in una fenditura del marmo che ricopre il luogo della sepoltura di San Felice, fuoriesce in alcuni periodi dell’anno.

Del fenomeno parla anche lo storico Gianstefano Remondini nella sua opera Della Nolana Ecclesiastica Storia, pubblicata a Napoli tra il 1747 e il 1757. Remondini riporta un episodio accaduto qualche anno prima del suo arrivo a Nola nel 1746; in quell’anno sia il 15 novembre che nei giorni successivi dell’ottava non si era trovata una goccia di manna nel calice. Dal momento che il mancato verificarsi del miracolo era interpretato come cattivo presagio per la città, un sacerdote decise di far scendere nella cripta una pia donna, sua penitente, affinchè supplicasse il Santo di non voler abbandonare Nola nello sconforto. La donna si raccolse in preghiera e, apertosi dopo un’ora il cancello, fu trovato il calice pieno di manna.

Il cosiddetto miracolo della manna avviene ancora oggi, anche se con una frequenza minore rispetto al passato. Fino alla riforma liturgica degli anni 60 del secolo scorso, il rito della manna si svolgeva più volte nel corso dell’anno, e nel mese di novembre ben tre volte (oltre al 15, anche il 22, giorno dell’ottava della festa, e il 27, memoria dei Compagni Martiri di San Felice). La fuoriuscita della manna è interpretata come segno della protezione del Santo Patrono e da essa in passato i contadini ricevevano degli auspici sull’abbondanza o meno del raccolto.

Vi è un libro, custodito nell’archivio storico-diocesano di Nola, che registra, anno per anno, a partire dal 1753 fino al 1907, il verificarsi o meno del miracolo. 

Chi era San Felice? La leggenda narra che un giorno il giovane Felice liberò con la sua preghiera due uomini indemoniati. In seguito a questo episodio, il governatore di Nola Archelao, pressato dai sacerdoti pagani, lo arrestò per interrogarlo presso il tempio. Felice levò allora una preghiera e una profonda voragine inghiottì l’edificio. Così Archelao si gettò ai suoi piedi e, convertitosi al Cristianesimo, gli chiese di essere battezzato. Con lui tutta la popolazione si convertì e Felice fu proclamato primo vescovo di Nola. Nell’anno 95 d.C. fu però arrestato dal Prefetto Marciano durante le persecuzioni cristiane. Si racconta che Felice sia stato dato in pasto ai leoni i quali indietreggiarono davanti a lui ed è per questo che molte effigi lo rappresentano circondato da leoni ammansiti. Fu poi gettato in una fornace di carboni ardenti, ma all’istante Felice si liberò dalle catene e una pioggia fitta spense le fiamme. Il Prefetto lo fece allora appendere a testa in giù e, dopo tre giorni di torture, lo fece decapitare.

Ciò accadde il 15 novembre dello stesso anno. Il corpo fu seppellito di nascosto all’interno di un pozzo, intorno al quale fu edificata la cappella che diventerà poi la Cattedrale di Nola, dove riposano ancora oggi le sue spoglie. Tra i numerosi miracoli attribuiti a San Felice, infine, si narra che il 26 aprile 1872, durante l’eruzione del Vesuvio, il volto e il braccio della statua di marmo raffigurante il Santo si contorsero irreversibilmente sulla sinistra, proteggendo la città dalla minaccia del pericoloso vulcano. Il 15 novembre dello stesso anno, il miracolo fu proclamato dall’allora vescovo di Nola dopo regolare processo canonico.

Carolina Cassese

Carolina Cassese

Laureata in giurisprudenza presso l ‘Università degli studi di Napoli Parthenope, dopo aver svolto pratica forense nella materia di diritto civile, decide di intraprendere la carriera dell’insegnamento di diritto ed economia politica presso l’istituto paritario Kolbe di Nola. Ha conseguito diversi master e specializzazioni per l‘ insegnamento ed attualmente collabora con l‘associazione Saviogroup, di cui è vicepresidente, realizzando articoli e servizi fotografici attinenti la festa dei gigli di Nola e non solo. Membro membro del Cda della Pro loco di Nola città d ‘arte con delega alla festa dei gigli. Fa parte del direttivo dell’associazione delle reti delle macchine a spalla. Membro del coro diocesano del Duomo di Nola. Ama il nuoto la pallavolo, la ginnastica artistica e la danza classica, che ha praticato in tenerà età. Da piccola ha studiato pianoforte ed è appassionata di musica classica, napoletana e dei gigli degli anni ‘70 e ‘80. In passato ha inciso alcune canzoni dei gigli, sposando il suo amore per il canto con la festa dei gigli di Nola. Ama trascorrere i weekend al cinema o prendendo parte ad escursioni nei posti più belli della Campania.

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